Damasco, Ankara e Usa contro il modello federale curdo, che piace a intellettuali e attivisti
Movimenti curdi siriani premono per la formazione di un “sistema federale” nel nord. Il governo siriano respinge la proposta. Contraria anche la Turchia, che non vuole un’enclave curda autonoma ai propri confini. Attivista curdo siriano: “È la sola soluzione plausibile” per salvaguardare diversità e integrità territoriale. Ambasciatore Barzani: “Praticabile per l’Iraq”.
Damasco (AsiaNews) - Stati Uniti, Turchia e governo di Damasco rifiutano in modo categorico l'idea di una zona federale curda in Siria, bollandola come “minaccia” all’unità territoriale e all’integrità dello Stato. In realtà per molte personalità politiche e intellettuali appare l’unica soluzione percorribile per salvare, da un lato, l’unità del Paese e dall'altro garantire autonomia e libertà alle varie anime che lo compongono.
Nei fatti già oggi i curdi operano all’interno di “amministrazioni autonome” in tre enclavi al confine con la Turchia: Afrin e Kobane nella provincia di Aleppo e Jazira nella provincia di Hassakeh. Il sistema federale prevederebbe inoltre l’inclusione delle aree a maggioranza turkmena e araba, strappate dai combattenti curdi al controllo dello Stato islamico (SI) nelle scorse settimane.
Prima della guerra i curdi costituivano dal 7 al 10% del totale della popolazione siriana, che nel 2011 si aggirava attorno ai 24,5 milioni di abitanti. Seppur oggetto di violenze e repressione, i curdi non hanno preso una posizione netta all’inizio della rivolta contro Bashar al-Assad. E in questi anni di conflitto, grazie ai successi sul campo delle Unità di protezione del popolo (Ypg), i curdi hanno assunto il controllo di una fetta consistente di territorio nel nord. A più riprese i suoi leader hanno spiegato di non essere interessati all’indipendenza, quanto piuttosto a una “amministrazione locale democratica” all’interno di un sistema Paese basato sul modello federale. Resta però da vincere la resistenza delle popolazioni arabe e delle comunità cristiane assire della zona.
Intanto, l’idea di una regione autonoma o federata curda è stata già sconfessata dal governo siriano per bocca del negoziatore capo di Damasco Bashar al-Jaafari, impegnato nei colloqui “indiretti” di pace a Ginevra sotto l’egida delle Nazioni Unite. La proposta viene osteggiata anche da Ankara, preoccupata di un’enclave autonoma ai propri confini, che spingerebbe ancor più l’irredentismo delle fazioni curde in Turchia. Sulla vicenda sono intervenuti anche gli Stati Uniti, i quali avvertono che non riconosceranno e non sosterranno mai il tentativo curdo di creare una regione federale autonoma in Siria. E il sistema federale, avvertono gli Usa, deve emergere come nuovo modello all’interno dei colloqui di pace.
Tuttavia, personalità diplomatiche, attiviste e intellettuali curde di Siria e Iraq sottolineano con forza che il modello federale è l’unica soluzione perseguibile per garantire autonomia e governabilità, pur salvando al contempo l’integrità territoriale di questi Stati. Interpellato da AsiaNews Salem Hassan, attivista curdo siriano con base a Parigi, già leader del Partito democratico del Kurdistan (Pdk, Siria) all’estero, sottolinea che “il sistema federale è la sola soluzione plausibile” per il popolo. “È un ottimo modello - aggiunge - e i curdi lo chiedono per tutti i siriani, non solo per se stessi”. Nel Paese vi sono “tante etnie, religioni, lingue”, continua l’attivista, “per questo il sistema federale costituisce la migliore strategia alle derive estremiste e alle spinte separatiste.
"Essa è la sola proposta in grado di garantire pace e tranquillità a tutto il popolo siriano” spiega Salem Hassan, con buona pace dei governi della regione e internazionali che hanno già posto il veto. “Nel nord ci sono già, nei fatti, realtà autonome e la federazione non è solo per i curdi, ma per tutti: alawiti, sunniti, sciiti, assiri. Certo - conclude l’attivista - è un sistema che va costruito attraverso il diritto e non con la guerra e le armi, trovando un sistema per vivere assieme”.
Favorevole al modello federale è anche Saywan S. Barzani, ambasciatore irakeno in Olanda e nipote di Massoud, governatore del Kurdistan. “Credo che il federalismo sia un sistema che dà diritti a tutti - afferma il diplomatico ad AsiaNews - e funziona in diverse parti del mondo, basti pensare al Canada, alla Confederazione Svizzera… Ormai sono pochi i modelli di nazioni centralizzate, e non funzionano più”. Per Barzani deve essere il popolo siriano a decidere per il modello federale; tuttavia, egli giudica quel modello ottimale e praticabile per l’Iraq, perché “dà potere a tutte le istanze” e combatte “burocrazia e lentezza” caratteristici dei sistemi centralizzati. “Basta guardare al Kurdistan - conclude l’ambasciatore - che grazie all’autonomia e al sistema federale dagli anni ’90 a oggi ha compiuto un notevole sviluppo”.
08/02/2007