09/03/2020, 09.01
MEDIO ORIENTE

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Dall’Iran a Israele, in Medio oriente crescono morti e contagi per il nuovo coronavirus

Nella Repubblica islamica solo ieri 49 decessi, per un totale di 149. Israele pensa alla quarantena obbligatoria per tutti gli ingressi. Riyadh chiude le scuole. Nuove vittime anche in Iraq. In Siria preoccupa la situazione umanitaria a Idlib, dove una comparsa del virus avrebbe effetti catastrofici. 

Beirut (AsiaNews/Agenzie) - In Medio oriente cresce l’allarme per il nuovo coronavirus, dall’Iran dove si registra il bilancio peggiore in termini di vittime e contagi, all’Arabia Saudita che ha messo i sigilli ad un’intera provincia. In Egitto si registra la prima vittima, un turista tedesco di 60 anni, mentre le agenzie internazionali lanciano l’allarme per il nord-ovest della Siria dove la situazione umanitaria è al collasso e una comparsa del virus avrebbe effetti catastrofici. 

Ieri il Libano ha confermato quattro nuovi casi di Covid-19, portando il bilancio complessivo a 32. Solo nella giornata di ieri sono stati indagati un centinaio di possibili sospetti e 19 di questi sono stati sottoposti a quarantena. Per quanto riguarda la condizione dei pazienti, tre sono in condizioni definite critiche mentre gli altri sono giudicati stabili. 

In Iran si aggrava il bilancio delle vittime con 49 nuovi decessi nella giornata di ieri, come conferma il ministero della Sanità che parla del “numero più alto nelle 24 ore” dall’inizio dell’epidemia. Secondo quanto riferisce il portavoce Kianoush Jahanpour “sono almeno 149 i nostri compatrioti deceduti, un numero inferiore solo a Cina - dove ha avuto origine l’epidemia - e Italia. Il numero di persone infette nella giornata di ieri è 743, per un totale di 6566 in 31 province. COn 1805 casi, la capitale Teheran resta quella con il maggior numero di contagi. 

Questa mattina l’Arabia Saudita ha ufficializzato quattro nuovi casi di coronavirus, portando il totale complessivo a 15. Da qui la decisione di sospendere tutte le attività educative nelle scuole e nelle moschee, comprese le scuole coraniche, per contenere una possibile diffusione. Ieri Riyadh ha inoltre disposto il blocco temporaneo agli ingressi e alle uscite nella provincia orientale a maggioranza sciita di di Qatif, ricca di petrolio ed epicentro del focolaio nel regno wahhabita. 

Il Qatar ha imposto un divieto temporaneo agli ingressi per i cittadini di 14 nazionalità a partire dal 9 marzo: nel mirino Cina, Egitto, India, Iran, Iraq, Libano, Bangladesh, Nepal, Pakistan, Filippine, Corea del sud, Sri Lanka, Siria e Thailandia. Qatar Airways ha già sospeso tutti i voli da e per l’Italia. Ieri le autorità hanno confermato tre nuovi casi, portando il totale complessivo a 15. 

Il Primo Ministro di Israele Benjamin Netanyahu ha annunciato ieri un ulteriore giro di vite agli ingressi nel Paese, che potrebbe coinvolgere tutte le nazioni. Già ora i visitatori di una dozzina di Paesi sono sottoposti a quarantena obbligatoria di almeno 14 giorni. Il numero dei casi è salito a 39 dai 25 del giorno precedente, anche se al momento non si sono ancora registrate vittime. Sono 80mila le persone sottoposte a isolamento precauzionale e volontario, di rientro dall’estero. Stiamo valutando, ha detto il premier, “una quarantena per tutti”. 

In Iraq è salito a sei il numero delle vittime complessive, con due nuovi decessi registrati nella giornata di ieri. Il numero totale delle persone infette è di 54. 

Infine, le agenzie internazionali lanciano l’allarme per la situazione umanitaria nel nord-ovest della Siria, in particolare nella regione di Idlib, dove una comparsa del nuovo coronavirus avrebbe effetti devastanti. Hedinn Halldorsson, portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), afferma che nel Paese non vi sono ancora casi, ma “il fragile sistema sanitario potrebbe non essere capace di identificare i contagi e rispondere in modo adeguato”. 

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