Dal governo israeliano via libera per oltre 200 nuovi insediamenti in Cisgiordania
È quanto denuncia l’Ong Peace Now, secondo cui nel 2016 sono stati approvate 674 nuove unità. Per il portavoce Hagit Ofran l’attività di costruzione è “promossa” dall’esecutivo “in modo silenzioso e da dietro le quinte”. Mahmoud Abbas si appella all’Onu e insiste sul bisogno “urgente” di una risoluzione.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Il governo israeliano ha approvato un piano per la costruzione di oltre 200 nuovi insediamenti nelle colonie della Cisgiordania. A riferirlo è l’Ong israeliana Peace Now, in prima linea nel denunciare le confische dei territori, che si sono inasprite negli ultimi tempi con il governo del Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Dietro i nuovi insediamenti vi è la mano dell’esecutivo, con il premier e il ministro della Difesa Moshé Yaalon fra i primi a chiedere alle autorità civili di dare il via libera per 229 nuove strutture. Esse sorgeranno in varie aree isolate nei Territori Occupati della West Bank.
Secondo gli attivisti di Peace Now in questi primi mesi dell’anno il governo accelerato i piani di costruzione di insediamenti illegali, realizzando almeno 674 nuove unità in Cisgiordania. Un dato ben superiore allo stesso periodo del 2015, in cui erano stati approvati 115 nuovi insediamenti.
Hagit Ofran, portavoce dell’Ong israeliana, sottolinea che l’attività di costruzione illegale “viene promossa” dall’esecutivo “in modo silenzioso e da dietro le quinte”, favorendo anche la realizzazione di “insediamenti isolati”.
Nei giorni scorsi era intervenuto anche il leader palestinese Mahmoud Abbas, il quale aveva chiesto il bisogno “urgente” di una risoluzione Onu di condanna delle attività espansioniste di Israele. Egli spera che il governo statunitense cambi la propria posizione in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sostenendo la risoluzione e rimuovendo il veto.
Del resto il tema degli insediamenti rappresenta uno dei maggiori ostacoli alla pace nella regione e rende di fatto impossibile la soluzione dei due Stati. Interpellato da AsiaNews, anche il portavoce di Breaking the Silence ha affermato che “l’occupazione” israeliana dei territori palestinesi è contro la pace. La nuova ondata di violenze che si è registrata negli ultimi mesi in Israele e Palestina, aggiunge, “è una prova evidente del fallimento” dello status quo dell’occupazione e dell’unico Stato.
Gli insediamenti sono comunità abitate da civili e militari israeliani e costruite nei territori conquistati da Israele dopo la Guerra dei sei giorni nel giugno del 1967, in Cisgiordania, a Gerusalemme Est, nelle Alture del Golan e nella Striscia di Gaza. Nel 1979 Israele si è ritirata dagli insediamenti in Sinai dopo aver firmato l’accordo di pace con l’Egitto, e nel 2005 l’allora primo ministro israeliano Ariel Sharon ha ordinato lo smantellamento di 17 colonie israeliane nella Striscia di Gaza.
Al momento le colonie si trovano a Gerusalemme Est, in Cisgiordania e sulle Alture del Golan. Secondo dati del ministero degli Interni israeliano, gli insediamenti riconosciuti in Cisgiordania sono almeno 133 - cui si aggiungono un centinaio di “avamposti” - e ospitano circa 500mila persone, a Gerusalemme Est vivono circa 300 mila israeliani e 20 mila nelle Alture del Golan.
Negli ultimi cinque anni i coloni israeliani in Cisgiordania sono aumentati del 20 per cento.
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