Dal 2019 almeno 149mila indiani entrati illegalmente negli Stati Uniti
Si tratta di persone provenienti perlopiù dallo Stato occidentale del Gujarat. Dopo aver ricevuto un vero e proprio addestramento e un visto falso per il Canada o il Messico tentano la traversata. I trafficanti chiedono a persona cifre pari a 65mila euro. La spinta a migrare arriva dalla stessa comunità ma anche dalla differenza tra i salari.
Gandhinagar (AsiaNews) - Tra febbraio 2019 e marzo 2023 almeno 149mila indiani hanno tentato di entrare illegalmente negli Stati Uniti, secondo i dati della US Customs and Border Protection, una delle forze dell’ordine che si occupano di controllo doganale e sicurezza alle frontiere. Si tratta di numeri altissimi se si considera che sono stati registrati negli anni della pandemia da Covid-19, durante la quale i voli sono stati a lungo sospesi. La maggior parte degli indiani fermati al confine (tra Stati Uniti e Canada o tra Messico e Canada) provengono dallo Stato occidentale del Gujarat, dove esistono dei veri e propri campi di addestramento gestiti dai trafficanti per insegnare ai migranti a scavalcare muri e barriere di filo spinato.
A gennaio 2022 erano 5.459 gli indiani detenuti per essere entrati illegalmente sul suolo statunitense, di cui 708 sorpresi al confine con il Canada. Un anno dopo si è registrato un aumento del 36%, con 7.421 indiani catturati a gennaio di quest’anno, di cui 2.478 arrestati alla frontiera canadese.
A gennaio dello scorso anno si erano accesi i riflettori su questo fenomeno dopo che una famiglia indiana proveniente dal villaggio di Dingucha, nel Gujarat, era stata trovata morta congelata al confine tra Stati Uniti e Canada. Dopo l’episodio la polizia indiana aveva indagato più a fondo sul racket dell'immigrazione clandestina, scoprendo che i trafficanti di esseri umani procurano ai migranti passaporti e visti falsi per cifre pari a circa 65mila euro a persona. Le indagini hanno inoltre scoperto che, nascosti in fattorie e cascine nel nord dello Stato, esistono campi di addestramento che insegnano ai migranti a scalare muri alti 15 metri, strisciare attraverso le recinzioni di filo spinato e correre con borse pesanti per imparare a non essere catturati dalla polizia di frontiera. “Coloro che vogliono migrare sono addestrati a vivere con poca acqua e cibo”, aveva spiegato la polizia a dicembre 2022 dopo aver svelato l’esistenza di questi campi. “Si insegna loro a sopravvivere solo con caramelle e cioccolatini, mentre ai bambini viene somministrato latte artificiale per giorni. Questo li prepara a gestire le avversità nel caso in cui l’attraversamento richieda tempo o siano costretti ad affrontare condizioni ostili”.
Negli anni si è creata una situazione paradossale: da una parte, secondo le stime dell’US Census Bureau, sono circa 587mila gli indiani che vivono negli Stati Uniti senza documenti, mentre sono almeno 2,7 milioni quelli presenti in suolo americano con un visto regolare, di cui la maggior parte dopo aver ottenuto una sponsorizzazione da un datore di lavoro per il visto temporaneo H-1B, concesso ai lavoratori stranieri altamente istruiti e specializzati. Gli indiani sono anche la seconda nazionalità più numerosa nelle università americane dopo gli studenti cinesi.
La rotta migratoria dal Gujarat agli Stati Uniti non è un fenomeno nuovo: “La prima fase è iniziata a metà degli anni '60, quando medici e ingegneri istruiti sono emigrati negli Stati Uniti con mezzi legali; è allora che è iniziata la fuga dei cervelli”, ha spiegato il sociologo Gaurang Jani, che insegna all'Università del Gujarat ad Ahmedabad. “Nella seconda fase, le loro famiglie allargate hanno iniziato a trasferirsi una volta ottenuta la sponsorizzazione. E nell'ultima ondata, tutte le classi di Patidar hanno iniziato a trasferirsi in Occidente e non si sono preoccupate di accettare lavori e svolgere mansioni che in patria avrebbero considerato al di sotto della loro dignità”. I Patidar sono una casta del Gujarat che discende da antichi proprietari terrieri e che negli anni ha visto diminuire i proventi dall’agricoltura.
Il sostegno (anche economico) ai nuovi migranti arriva dalla stessa diaspora: in occasione delle festività indù i templi ricevono grosse donazioni che poi vengono ridistribuite tra la comunità rimasta in India. Nel villaggio di Dingucha quasi tutti hanno un parente che vive in Nord America e secondo la polizia che ha indagato sul racket dell'immigrazione clandestina, a volte sono le comunità all’estero i “veri e propri agenti che aiutano le persone a migrare”.
Ma un fatto determinante ovviamente sono anche gli stipendi: per una coppia assunta a lavorare in un motel americano, per esempio, i guadagni sono di circa 200 dollari al giorno, pari a 14mila rupie, e il vitto e l’alloggio è incluso. Nel Gujarat, invece, molti faticano a guadagnare anche solo 10-12mila rupie al mese.
13/09/2005