Daghestan, nuovo assassinio di autorità religiose musulmane
Mosca (AsiaNews) - La repubblica russa del Daghestan ha dichiarato per il 29 agosto una giornata di lutto per sette esponenti religiosi musulmani, uccisi ieri, in un attentato kamikaze nel villaggio di Chirkey. Nell'attacco suicida, compiuto da una donna, è morto uno dei leader spirituali della comunità sufi locale, lo sheikh Said Afandi al Chirkavi, e altri sei suoi collaboratori. Il presidente del Daghestan, Magomedsalam Magomedov, ha espresso le sue condoglianze a parenti e amici delle vittime e dichiarato il lutto nazionale.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, la kamikaze - con la cinta imbottita di esplosivo - si è spacciata per una fedele ed è entrata nella casa dello sheikh, dove si è fatta esplodere. Il ministero dell'Interno avrebbe già identificato la donna in Aminat Kurbanov, residente a Makhachkala, capitale del Daghestan.
Al Chirkavi era una personalità molto in vista nella variegata realtà caucasica, in cui si consumano lotte interne tra salafiti in ascesa e sufi, legati alla loro tradizione mistica, rappresentati da sheikh molto rispettati dalla popolazione.
Dopo la cosiddetta "pacificazione" della Cecenia, il Daghestan è diventata la più instabile tra le repubbliche del Caucaso russo, dove Mosca continua a combattere i ribelli islamici che lottano per la creazione di un emirato. Negli ultimi anni una vera campagna di attentati è stata sferrata contro i religiosi ufficiali, come risposta alle critiche più esplicite all'islam radicale, mosse dalle moschee locali, su richiesta del Cremlino, interessato a contenere le spinte separatiste.
Secondo Grigory Shvedov, direttore del sito web "Nodo caucasico", l'attentato contro al Chirkavi, "che aveva seguaci tra funzionari di Stato locali e businessman", è un avvertimento diretto "contro tutto l'islam vicino allo Stato". Per Alexei Malashenko, esperto di islam per il Centro Carnegie di Mosca, ora in ballo c'è il futuro del dialogo avviato con fatica "tra l'islam tradizionale e l'ala moderata di quello salafita". "Per ora - sottolinea l'esperto parlando col sito Gazeta,ru - uno sviluppo pacifico di tale dialogo non pare sia possibile".
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