Dagestan, ucciso il rettore di un ateneo islamico. Il ricordo della Chiesa russa
di Nina Achmatova
Era un musulmano sufi. Patriarcato di Mosca: Sadikov era un “nostro buon amico” ora lo Stato e la nazione aiutino la umma musulmana a rifiutare l’estremismo.
Mosca (AsiaNews) - La Chiesa russo-ortodossa si unisce alle autorità politiche e a quelle islamiche nel condannare il recente assassinio di un importante esponente della comunità musulmana in Dagestan. Allo stesso tempo essa offre la sua collaborazione per combattere l’estremismo religioso nella repubblica caucasica.
Avvenuto lo scorso 7 giugno nella città di Makhachkala, l’omicidio di Maksud I. Sadikov, rettore dell’Istituto di teologia e relazioni internazionali, continua a far parlare in Russia. Musulmano di orientamento sufi, Sadikov guidava l’ateneo dal 2003 promuovendo un'educazione moderata; col sostegno economico del Cremlino aveva studiato un programma di introduzione del sufismo nelle scuole della regione proprio con lo scopo di contrastare il terrorismo sostenendo questa forma di islam mistico e più tollerante. Freddato nella sua auto con un parente, Sadikov era già da alcuni mesi oggetto di minacce da parte dei guerriglieri del Caucaso del Nord. Per ora, però, la polizia non ha individuato alcun colpevole, mentre le autorità del Dagestan hanno promesso di consegnare alla giustizia gli assassini.
Alcuni leader spirituali musulmani hanno già definito il rettore un “martire della fede”. “Maksud I. Sadikov sosteneva che l’arma migliore contro l’estremismo politico e religioso fosse una sana educazione alla religione – ha ricordato in un comunicato il Muftiato di tutta la Russia, una delle organizzazioni che rappresentano i musulmani nella Federazione – per questo ha appoggiato tutte le forze che si opponevano alla diffusone del wahabismo in Nord Caucaso”.
Anche il Patriarcato di Mosca si è unito al ricordo di quello che era considerato un “buon amico della nostra Chiesa”. A parlare è stato l’arciprete Vsevolod Chaplin, capo del Dipartimento per le relazioni tra Chiesa e società: l’assassinio di Sadikov dimostra che “i musulmani che rispettano le tradizioni storiche dei loro popoli e incoraggiano i fedeli dell’islam a optare per la pace e il dialogo continuano a essere vittime dei terroristi, che cercano di giustificare i loro crimini con argomenti religiosi”.
Secondo Chaplin, è il momento che “lo Stato e l’intera nazione aiutino l’umma islamica in Russia a rifiutare in modo deciso tali argomenti [religiosi che giustificano i crimini-ndr] e lavorare a favore della pace, della creazione e della cooperazione fraterna con le altre genti e religioni del Paese”.
Come altri esponenti della comunità islamica moderata già uccisi i mesi scorsi, Sadikov era un simbolo da abbattere per i terroristi islamici, la cui strategia nel Caucaso del Nord prevede azioni emblematiche e mirate piuttosto che stragi in luoghi pubblici. L’anno scorso, ad esempio, in Cabardino-Balcaria sono stati assassinati: prima il famoso etnografo Arsen Tipinov, professore di scienze filologiche e promotore della cultura circassa, accusato di paganesimo dagli estremisti, poi il muftì Anas Pshikhachev, ammazzato il 15 dicembre, ‘colpevole’ di aver lottato “contro l’islam”.
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