Daejeon, migliaia in festa per l'apertura della Giornata asiatica della Gioventù
Daejeon (AsiaNews) - Quasi 10mila giovani, centinaia di bandiere coreane e di varie nazioni asiatiche, canti e balli sotto un cielo grigio e carico di pioggia. Tutto per celebrare l'inizio della sesta Giornata asiatica della Gioventù - e la terza della Corea - in un clima di grande gioia e in attesa della messa dell'Assunta che sarà celebrata da papa Francesco a Daejeon. Ai presenti, durante la messa inaugurale, il vescovo mons. Lazzaro You Heung-sik ha detto: "Spero che tutti voi che siete qui vi impegnerete per fare della Chiesa asiatica una realtà più giovane e più missionaria. Questo avverrà solo quando sarete solidali con il Papa e con la sua Evangelii Gaudium. Studiate e renderete grande la nostra comunità!".
L'invito del presule è stato accolto da un grande applauso. Insieme a lui, sull'altare allestito al santuario di Solmoe (luogo di nascita del primo sacerdote coreano, sant'Andrea Kim Taegon), anche il segretario di Propaganda Fide mons. Savio Hon Tai-fai. Fra le bandiere dei tanti Paesi, spiccavano quelle indiane e quelle delle Filippine: nessuna, almeno visibile, della Cina popolare. Nella folla anche tanti fedeli della diocesi, non più giovanissimi, che non potranno recarsi a Seoul per dare il benvenuto al Papa: "Lo aspettiamo qui - dice una signora anziana - e sono contenta di poterlo vedere prima di morire".
Prima della messa le delegazioni hanno messo in scena canti e balli tradizionali dalle diverse tradizioni nazionali, anche se i "pezzi forti" di queste esibizioni sono riservati per l'arrivo di Francesco. Nel corso della sua omelia, mons. You ha detto: "Bisogna seminare sempre e dovunque l'amore, affinché questo sia fra di noi. Chiediamo a Dio, che è la sorgente dell'amore, che ci dia la grazia per amare noi stessi e i nostri prossimi. Voi giovani dovete essere un 'grido nel deserto', che possa parlare con coraggio dei problemi di oggi senza negarli ma senza esserne travolti. La giovinezza che possedete non è un'illusione senza sostanza che passa con il tempo: la Chiesa la considera come un valore infinitamente amabile e prezioso e spera che essa venga usata al servizio della verità".
"Cari amici - ha concluso il presule - non abbiate mai paura. Lo sbaglio non è un fallimento. Basta ricominciare umilmente e con coraggio. Vi auguro di mettere al centro della vita Gesù, che ha detto 'Io sono la via, la verità, e la vita'. Dovete avere il cuore aperto a tutto il mondo, non dovete sfidarlo o prenderne solo il meglio: dovete accettarlo come viene, seguendo l'insegnamento del Signore".
Fra i presenti anche Jack, un giovane indonesiano dell'arcidiocesi di Jakarta, che fa parte della delegazione ufficiale del suo Paese. Grazie alla cooperazione fra le Chiese, ha potuto trascorrere quasi una settimana ospite di una famiglia cattolica di Daejeon e ora si prepara per seguire - insieme al vescovo - le varie tappe della visita di papa Francesco.
Ad AsiaNews dice: "Non credevo che la Corea fosse così bella! Sono grato a Dio per questa esperienza di universalità, per la gentilezza e l'ospitalità dei miei 'genitori' coreani. Siamo qui in tanti per salutare il Papa, ma anche e forse soprattutto per conoscerci meglio fra di noi e costruire ponti di cooperazione e di solidarietà. Sono contento di aver avuto la possibilità di parlare della mia fede con altri cattolici di altre nazioni asiatiche, e mi stupisce che alcuni problemi siano uguali dappertutto". Ora, conclude, "siamo tutti impegnati per cercare nell'insegnamento di Cristo le soluzioni e le risposte alle domande che la vita ci pone. Spero di poter ripetere presto un'esperienza del genere, e sarei felicissimo di poter ospitare qualche giovane coreano nella mia casa di Jakarta!". (VFP)