Da Pechino una lista nera di ‘secessionisti’ taiwanesi: banditi anche da Hong Kong e Macao
Tra i leader sanzionati figurano il premier, il ministro degli Esteri e il presidente del Parlamento di Taipei. Il governo cinese è pronto a perseguire penalmente le personalità incluse nell’elenco. Pechino attacca parlamentari Ue in visita a Taipei. I timori dei Paesi europei per i rapporti con i cinesi.
Pechino (AsiaNews) – Il governo cinese ha stilato una lista nera di “ostinati secessionisti taiwanesi” ai quali sarà vietato l’ingresso in Cina anche attraverso Hong Kong e Macao. Lo ha dichiarato oggi Zhu Fenglian, portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan. La misura colpisce soprattutto tre leader di Taipei: il premier Su Tseng-chang, il ministro degli Esteri Joseph Wu e il presidente dello Yuan legislativo (il Parlamento dell’isola) You Si-kun.
La misura “punitiva” si estende ai familiari e alle attività dei cittadini taiwanesi inclusi nell’elenco. Secondo Pechino, le persone sanzionate sono colpevoli di aver “istigato dissidi tra i due lati dello Stretto di Taiwan, attaccato e diffamato in modo malevolo la madrepatria e cercato ‘l’indipendenza’ con parole e atti ostili”. I taiwanesi tacciati di separatismo avrebbero poi collaborato con forze straniere per dividere il Paese, danneggiato le relazioni tra la Cina comunista e l’isola e messo in serio pericolo la sicurezza della regione.
La Cina considera Taiwan una “provincia ribelle”, e non ha mai escluso di riconquistarla con l’uso della forza. L’isola è di fatto indipendente da Pechino dal 1949; all’epoca i nazionalisti di Chiang Kai-shek vi hanno trovato rifugio dopo aver perso la guerra civile sul continente contro i comunisti, facendola diventare l’erede della Repubblica di Cina fondata nel 1912.
Zhu ha aggiunto che il governo cinese è pronto perseguire penalmente le personalità inserite nella lista. Ieri il ministero cinese degli Esteri non ha usato parole meno minacciose per criticare la visita di questi giorni a Taiwan di una delegazione del Parlamento europeo. Il portavoce Wang Wenbin ha dichiarato che il “maldestro spettacolo di un gruppetto di persone” non pregiudicherà l’impegno della comunità internazionale a favore del principio dell’unica Cina o “l’inevitabile” riunificazione della Cina.
Ieri il capo della delegazione parlamentare Ue, Raphael Glucksmann, ha detto alla presidente taiwanese Tsai Ing-wen, che Taipei “non è sola” e che l’Europa è dalla parte dell’isola nella difesa della libertà e dello Stato di diritto. L’eurodeputato francese ha affermato che Taiwan è la “più vivace e luminosa” democrazia dell’Indo-Pacifico, un “tesoro che i democratici di tutto il mondo dovrebbero ammirare e proteggere”.
Il recente tour europeo di Joseph Wu è un segno di forte attivismo diplomatico di Taipei. L’inviato taiwanese ha chiesto di nuovo all’Unione europea di aprire negoziati con il proprio Paese per la firma di un accordo bilaterale sugli investimenti. Sul punto l’Unione si è dimostrata finora scettica, come diversi Paesi membri, che non vogliono guastare le loro relazioni con la Cina.
Parlando ad AsiaNews, un portavoce del ministero ceco dell’Industria e del Commercio ha voluto precisare che il 26 ottobre Praga non ha firmato alcun accordo formale con una delegazione commerciale di Taipei, mentre le due parti hanno avuto solo delle “consultazioni” economiche. Egli ha anche precisato che per la Repubblica Ceca il gruppo “15+1” è uno strumento utile per lo sviluppo delle relazioni bilaterali con Pechino. Il 15+1 è un forum economico che riunisce Pechino e 15 Stati dell’Europa centrale, orientale e meridionale, 11 dei quali appartenenti alla Ue. La Lituania lo ha abbandonato nei mesi scorsi.
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