27/09/2019, 11.49
MYANMAR-BANGLADESH-CINA
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Da Naypyidaw, Pechino e Dhaka un gruppo di lavoro per il rimpatrio dei Rohingya

I tre Paesi hanno tenuto un incontro informale a margine dell'ultima Assemblea generale Onu. Sin dal 2017, la Cina ha svolto in modo ufficiale un ruolo di mediazione tra Myanmar e Bangladesh. Per la Cina, il Myanmar rappresenta una pedina fondamentale nello scacchiere dell’ambiziosa Belt and Road Initiative.

Naypyidaw (AsiaNews/Agenzie) – Myanmar, Bangladesh e Cina hanno deciso di istituire un gruppo di lavoro tripartito, per valutare sul campo il processo di rimpatrio dei Rohingya. La formazione dell’organismo è parte di un’intesa in tre punti, raggiunta a New York lo scorso 23 settembre in una riunione informale. L’incontro ha avuto luogo a margine dell'ultima Assemblea generale delle Nazioni Unite (Onu). Organizzato dalla Cina, questo si è concentrato sulle modalità per far avanzare il processo di rimpatrio dei profughi, fuggiti in Bangladesh dal Myanmar.

Ai colloqui hanno preso parte delegazioni guidate dal consigliere di Stato cinese e ministro degli Esteri, Wang Yi; il ministro dell'Unione per il consigliere di Stato birmano, U Kyaw Tint Swe; ed il ministro bangladeshi degli Esteri, AK Abdul Momen. Era presente anche Christine Schraner Burgener, inviato speciale Onu in Myanamar. Secondo l'agenzia di Stato cinese Xinhua, i tre punti dell’accordo sono: la forte volontà e l'importante consenso politico delle tre parti per il ritorno dei profughi nello Stato birmano di Rakhine il più presto possibile; l'istituzione del gruppo di lavoro congiunto Cina-Myanmar-Bangladesh; lo sviluppo come chiave per risolvere la crisi. Dopo l'incontro, AK Abdul Momen ha riferito ai media che la prima riunione del gruppo si terrà il prossimo ottobre.

Sin dal 2017, la Cina ha svolto in modo ufficiale un ruolo di mediazione tra Myanmar e Bangladesh. Pechino ha approvato un piano in tre punti che chiede la fine del conflitto in Rakhine ed una risoluzione al processo di rimpatrio, dopo che Wang ha visitato entrambi i Paesi nel novembre 2017. Il governo cinese continua ad offrire un forte sostegno al Myanmar, nonostante le accuse secondo cui il trattamento riservato da Naypyidaw alla minoranza islamica equivale a genocidio e crimini di guerra.

Per la Cina, il Myanmar rappresenta una pedina fondamentale nello scacchiere dell’ambiziosa Belt and Road Initiative (Bri). Per questo, è interesse cinese che il Paese sia stabile. Nell'ambito dell’iniziativa del presidente Xi Jinping, lo scorso novembre Pechino e Naypyidaw hanno firmato un accordo quadro per attuare la zona economica speciale di Kyaukphyu (in Rakhine), che consentirà alla Cina di accedere all'Oceano Indiano.

I due Paesi intendono realizzare il Corridoio economico Cina-Myanmar (Cmec). È previsto che esso parta da Kunming (nella provincia cinese dello Yunnan), attraversi il confine sino-birmano a Muse e prosegua per Mandalay, dove si dividerà in due. Una sezione correrà verso ovest fino a Kyaukpyu, sul Golfo del Bengala; l'altra correrà verso sud fino a Yangon. La rotta da e per il porto di Kyaukpyu è parallela ai gasdotti e agli oleodotti già costruiti dalla Cina, Questi sono operativi rispettivamente dal 2013 e 2017.

Lo snodo di Kyaukpyu consente alla Cina di risparmiare 5mila chilometri di viaggio per le spedizioni dall'Africa, dall'Asia occidentale e meridionale. Il Cmec consentirebbe inoltre alle navi e alle petroliere cinesi di aggirare lo stretto di Malacca, rendendo più difficile per i potenziali avversari tagliare la fornitura di petrolio alla Cina, bloccando lo stretto durante un conflitto.

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