Da Londra via libera alle armi ai sauditi da usare in Yemen
Per il governo britannico le vittime civili nel conflitto sono “incidenti isolati” e non vi è il “chiaro rischio” di nuovi episodi in futuro. Preoccupazione di ong e organismi internazionali che temono nuovi morti fra la popolazione. Il regno saudita principale acquirente di materiale bellico al mondo.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - Londra è pronta a riprendere la vendita di armi all’Arabia Saudita, a dispetto delle preoccupazioni di attivisti e ong internazionali secondo cui potranno essere usate contro la popolazione civile in Yemen, in violazione al diritto umanitario internazionale. Il commercio era stato sospeso lo scorso anno, in seguito a una battaglia legale nelle aule di tribunali; negli ultimi anni Riyadh è stato il primo acquirente di armi e materiale bellico al mondo.
Uno studio promosso dalle autorità del Regno Unito ha evidenziato “incidenti isolati” e possibili violazioni al diritto internazionale, pur escludendo il “chiaro rischio” di futuri attacchi e violenze legate alla vendita di armi. In realtà, per quanti si battono contro il commercio di armamenti come il movimento “Campaign Against the Arms Trade” la decisione è una “bancarotta morale”.
Contro il commercio mondiale di armi e il picco nelle spese militari, in un contesto di emergenza mondiale innescata dalla pandemia di nuovo coronavirus, è intervenuto anche un alto esponente Vaticano. In un incontro tenuto ieri il card Peter Kodwo Appia Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e presidente della commissione per il Covid-19, ha chiesto che la pandemia fermi le spese militari e promuova la sicurezza.
Tuttavia, a dispetto degli appelli il commercio non si ferma e a pagare le conseguenze è la popolazione civile come nello Yemen, dove sono morte migliaia di persone, anche donne e bambini, a causa dei bombardamenti e in milioni sono rimasti senza casa. Fonti Onu parlano di 7700 civili uccisi dal 2015, il 60% dei quali colpiti da bombe lanciate dalla coalizione araba a guida saudita, che comprende anche gli Emirati Arabi Uniti (Eau).
In una nota il ministro britannico per il Commercio internazionale Liz Truss ha parlato di uno studio approfondito sugli incidenti avvenuti in questi anni. E, pur ammettendo alcune “possibili” violazioni, l’alto rappresentante del governo di Londra sottolinea che si tratta di “incidenti isolati”. “Alla luce di tutte le informazioni e le analisi - sottolinea Liz Truss - ho concluso che … l’Arabia Saudita nutre una intenzione genuina e la capacità di rispettare il diritto internazionale”. Al momento, conclude, “non vi è il chiaro rischio” che le esportazioni di armi ed equipaggiamenti militari possano essere fonte di “gravi violazioni”.
Immediata la replica degli attivisti di “Campaign Against the Arms Trade”, secondo cui la decisione del governo di Londra è “vergognosa”, perché i bombardamenti sauditi nello Yemen hanno creato “la peggiore crisi umanitaria al mondo” e le “armi britanniche hanno giocato un ruolo”. In questi anni sono stati colpiti civili nel mezzo di matrimoni, funerali e spese al mercato: “Il governo - concludono gli attivisti - afferma che si tratta di incidenti isolati, ma quante centinaia di incidenti isolati dovranno accadere, perché il governo la smetta di fornire gli armamenti?”.
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