Da Jakarta a Papua: missione e carità fra gli alluvionati
di Mathias Hariyadi
La prima tappa, a Pasqua, nel piccolo centro di Wesior colpito da una devastante alluvione. Alla preghiera, i fedeli hanno unito “gesti concreti” fra cui una raccolta fondi. Alla proposta hanno aderito anche cristiani protestanti. Un partecipante: testimoniare la fede, mettendosi al servizio degli altri.
Jakarta (AsiaNews) – Inventare nuovi modi per vivere e rafforzare la fede, attraverso una serie di attività di carattere sociale per le popolazioni più disagiate dell’Indonesia. È l’iniziativa promossa da un gruppo di cattolici a Jakarta, desiderosi di approfondire l’opera di “missione” mediante “gesti concreti” da affiancare allo studio della Bibbia e alle preghiere. La richiesta di adesione ai vari progetti, inoltre, è stata inviata usando una mailing list a cui hanno risposto anche persone di fede cristiana protestante.
La prima iniziativa dei cattolici di Jakarta ha preso il via in occasione della domenica delle Palme a Wasior, piccolo centro della provincia di Papua, colpita nell’ottobre scorso da una devastante alluvione che ha causato almeno 146 morti (cfr. AsiaNews, 11/10/2010 Migliaia in fuga da Wasior, colpita dalle alluvioni). Un luogo ideale, secondo i fedeli, per praticare la fede in Cristo attraverso gesti “fuori dal comune”, come l’attività di caritativa. Wasior, infatti, si trova nella zona più a est dell’arcipelago indonesiano: per raggiungerla dalla capitale ci vogliono almeno sette ore di volo, quindi circa 10 ore di navigazione a bordo di un battello.
Nel piccolo centro colpito dalle alluvioni, il gruppo di fedeli della capitale intendeva mostrare il valore della “passione del Signore” in una delle zone più arretrate e sperdute dell’Indonesia. Prima di partire per la “missione cattolica”, il gruppo di volontari ha promosso incontri di preghiera e ha avviato una campagna di adesioni attraverso l’invio ad una mailing list. Molti hanno risposto all’invito, fra cui anche non cattolici come la signora Megawati Lie. “Il Signore – spiega ad AsiaNews la cristiana protestante – mi ha concesso di manifestare la fede attraverso un lavoro di caritativa, al servizio degli altri”.
All’iniziativa di solidarietà a Wasior hanno aderito 17 persone, di cui un sacerdote, La dottoressa Irene Setiadi, dermatologa laureata in Germania e membro del gruppo cattolico Kelompok Bakti Kasih Kemanusiaan (Kbkk), spiega che “erano presenti tre soli uomini, i rimanenti erano donne, molte delle quali partecipavano per la prima volta”. I volontari hanno fornito cure mediche gratuite e allestito un mercatino della domenica, in cui hanno venduto beni e generi di prima necessità a prezzi bassi.
Wiewie Gunawan, una delle donne del gruppo, conferma che la spedizione di Wasior era “al di fuori del comune”, perché gli elementi non si conoscevano bene fra loro, tanto che la metà erano nuovi iscritti a Kbkk. Tuttavia, una volta delineato lo scopo della missione “tutti i partecipanti hanno aderito con entusiasmo”, spiega Wiewie, mettendosi “ciascuno al servizio dell’altro”. Molti dei membri del gruppo, inoltre, sono imprenditori e uomini di affari i quali credono che “la fede non può essere manifestata solo con le preghiere, ma va affiancata da gesti concreti”.
I partecipanti hanno promosso una raccolta fondi da devolvere alle popolazioni alluvionate. La signora Vensie Tan, cattolica della parrocchia Thomas Rasul a West Jakarta, afferma di aver “trovato un nuovo modo per professare la fede, mediante il lavoro umanitario nelle zone più remote”. La missione a Wasior è durata una settimana circa. Nel viaggio di ritorno verso la capitale, i partecipanti hanno fatto tappa ad Ambon, nella provincia delle Molucche, realizzando altre attività caritative a favore della popolazione locale.
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