Da Israele 500 permessi ai cristiani di Gaza per Natale. Parroco: ‘Segnale positivo’
P. Romanelli precisa che, al momento, si tratta di un “annuncio” ma la speranza è che alle parole seguano i fatti. Quest’anno non dovrebbero esserci restrizioni in base all’età per il rilascio. La comunità attende il patriarca Pizzaballa per le celebrazioni. Una messa solenne “per quanti non potranno beneficiare del permesso di uscita”.
Gaza (AsiaNews) - Una notizia “positiva” oltre che un “bel segnale” per i cristiani della Striscia, sebbene per ora “si tratti solo di un annuncio”, ma la speranza è che diventi presto un “elemento concreto”. Così p. Gabriel Romanelli, sacerdote argentino del Verbo incarnato e responsabile della parrocchia della Sacra famiglia, commenta ad AsiaNews la decisione di Israele di concedere centinaia di permessi di uscita ai cristiani della Striscia per le festività natalizie. In caso di conferma, essi potranno visitare parenti e familiari che vivono in Israele, Palestina e Giordania.
“La cosa buona - prosegue il religioso - è che intendono, almeno queste le voci, concederlo a tutte le fasce di età, non solo ai piccoli e agli adulti come hanno fatto per anni in passato. Adesso sembra che il via libera possa riguardare anche i giovani fra i 16 e i 35 anni, almeno 500 permessi per tutte le età in occasione del Natale”.
Circa 500 dei mille cristiani delle diverse confessioni che costituiscono la comunità della Striscia potranno viaggiare in Israele e Cisgiordania per le festività, sfruttando il contemporaneo allentamento delle restrizioni anti-Covid-19 nello Stato ebraico. Analoghi concessioni erano avvenute anche in passato, sebbene lo scorso anno le pratiche siano state congelate in blocco a causa della pandemia di nuovo coronavirus. Ulteriori irrigidimenti nei movimenti hanno seguito la guerra-lampo di maggio fra Israele e Hamas, che governa la Striscia, anche negli ultimi mesi la morsa su Gaza si è allentata grazie anche alla mediazione dell’Egitto.
La Striscia di Gaza è stata più volte definita la più grande prigione a cielo aperto al mondo: al suo interno due milioni di persone vivono sotto la soglia della sopravvivenza, disoccupazione al 60%, povertà all’80%. E lo stesso vale per le famiglie cristiane, circa 300 in tutta la Striscia - un migliaio di persone in totale, poco più di un centinaio cattoliche - il 34% delle quali senza fonti di reddito. In passato era la Chiesa ortodossa a gestire la questione dei permessi, ma dal 2016 se ne occupano anche i cattolici: per Natale e Pasqua le autorità militari di Israele cui spetta il controllo in ingresso e uscita dal check-point di Erez, valutano la concessione di permessi per motivi religiosi. Tuttavia il più delle volte le richieste sono respinte, in particolare per i giovani al di sotto dei 35 anni.
Il Cogat, questo il nome dell’ente della Difesa israeliano responsabile degli affari civili palestinesi, spiega che grazie ai permessi sarà possibile visitare i luoghi santi e i parenti che vivono a Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e altri centri della Terra Santa. Verrà potenziato anche l’accesso alla città santa per i cristiani della Cisgiordania e altri 200 residenti della Striscia potranno andare in Giordania attraverso Israele.
“I permessi - sottolinea p. Romanelli - varranno dal 24 dicembre al 19 gennaio. La speranza è che possano anticiparli di qualche giorno perché la vigilia noi siamo già nel pieno delle celebrazioni, magari verso il 21 o il 22”. Intanto la comunità di Gaza aspetta l’arrivo del patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, atteso dal 17 al 19 dicembre per le tradizionali celebrazioni e i festeggiamenti. “Abbiamo pensato ad alcuni momenti con il patriarca - conclude p. Romanelli - fra i quali una messa solenne, la visita alle famiglie e alla scuola, e poi una messa di Natale per quanti non potranno beneficiare dei permessi di uscita”.
02/01/2020 11:14
20/12/2017 08:37