Cristiano picchiato da monaci buddisti. Vescovo metodista: Siamo cittadini di questo Paese
L’aggressione suscita preoccupazione nella comunità cristiana ferita dalle stragi di Pasqua. Presidente della Chiesa metodista: “Fiducia nella giustizia”. I buddisti “possono coltivare la propria fede come meglio credono; lasciate che i cristiani facciano altrettanto”.
Colombo (AsiaNews) – Un giovane cristiano metodista è stato picchiato con ferocia da un gruppo di monaci buddisti nel villaggio di Mahiyanganaya, nello Sri Lanka centrale. Il fatto di cronaca ha gettato nello sconforto la popolazione cristiana dell’isola, colpita di recente dalle violenze fondamentaliste nella domenica di Pasqua, che hanno provocato la morte di 258 persone e il ferimento di altre 600. Mons. Asiri Perera, presidente della Chiesa metodista dell’isola, lancia un appello di pace: “Noi [cristiani] non siamo stranieri. Siamo cittadini di questo Paese”.
Ad AsiaNews il vescovo spiega che l’aggressione è avvenuta il 4 agosto scorso. I quattro monaci, appartenenti a un noto gruppo radicale, hanno fatto irruzione in un luogo di culto privato metodista e assalito uno studente dell’Evangelism Training College, colpendolo con forza alla testa, allo stomaco e sulla schiena. In ragazzo poi è riuscito a scappare grazie all’aiuto di uno dei quattro monaci, non materialmente coinvolto nel pestaggio. Ferito ma cosciente, ha guidato la sua motocicletta per 180 chilometri fino a raggiugere la scuola dove studia, poi è stato ricoverato.
Le autorità ecclesiastiche hanno sporto denuncia presso la stazione di polizia di Hasalaka, ma ancora non è stato effettuato alcun arresto. Mons. Perera aggiunge: “Ho scritto anche al primo ministro [Ranil Wickremesinghe] per chiedere un intervento rapido e che i colpevoli vengano puniti. Non è la prima volta che questo accade, abbiamo subito altre discriminazioni in passato”. “Ho grande rispetto per il buddismo – continua – ma simili azioni danneggiano il nome della religione buddista. Sono molto preoccupato per l’erosione della nostra libertà nel praticare la fede cristiana”.
Il vescovo ha fiducia nella giustizia. Secondo lui è necessario che “la polizia conduca un’indagine imparziale e ci informi su chi siano i reali colpevoli e a quale gruppo estremista essi appartengano. Lo stato di diritto deve prevalere. La legge ci deve aiutare a risolvere i problemi: essa deve essere uguale per tutti i cittadini, senza divisioni su base religiosa o etnica”.
Il leader cristiano assicura che “i cristiani manterranno la calma e la pace, anche di fronte alle persecuzioni che stiamo subendo. Allo tempo stesso, invito voi [buddisti] a essere rispettosi dei cristiani che vivono in mezzo a voi, portando avanti i nobili insegnamenti del Buddha. Il cristianesimo non vuole annientare né il buddismo, né l’induismo o l’islam; i cristiani vogliono solo stare in questo Paese. I buddisti possono coltivare la propria fede come meglio credono; lasciate che i cristiani facciano altrettanto, così come stabilito dalla Costituzione”.
Infine nei giorni scorsi un altro atto intimidatorio ha suscitato preoccupazione tra la comunità cristiana: il lancio di pietre contro la statua di san Sebastiano, che ha provocato il danneggiamento della teca di vetro che protegge l’effigie del santo. La statua è posta nelle vicinanze dell’omonima chiesa a Katuwapitiya, una delle tre colpite durante le celebrazioni di Pasqua. Il card. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, si è recato sul posto e ha invitato i cattolici a mantenere la pace.
10/07/2019 08:48