Cristiani nepalesi protestano contro il governo: “abbiamo diritto a seppellire i nostri morti”
“Le autorità – afferma Sundar Thapa, cristiano protestante e leader della manifestazione - devono darci un posto dove poter seppellire i morti secondo la nostra tradizione”. Secondo la comunità cristiana l’inerzia di governo centrale e amministrazione cittadina ha costretto molti fedeli a cremare i propri cari. I leader cristiani sottolineano che gli indù impediscono le sepolture anche altre regioni del Nepal e chiedono al governo un provvedimento per assegnare aree adibite a cimiteri in tutti i 75 distretti del Paese.
In questi anni la speculazione edilizia a Kathmandu ha ridotto le aree per la sepoltura e i costi dei terreni liberi sono così alti che nessuna delle comunità cristiane può acquistarli. Fino al 2006 l’induismo è stata la religione ufficiale del Nepal. Per tradizione gli indù cremano i propri morti e nel Paese non esistono cimiteri ufficiali. Costretti a utilizzare una tomba per più corpi, cristiani, musulmani, baha’i e indigeni hanno chiesto al governo centrale di concedere a basso costo delle aree da adibire a cimitero. Per risolvere il problema, le autorità hanno concesso ai cristiani la foresta di Shleshmantak, luogo sacro indù, ma già utilizzato nel passato da alcune sette tribali che per tradizione seppellivano i morti anziché cremarli. La decisione ha scatenato le proteste degli indù anche in altre regioni del Paese e costretto il governo locale a vietare l’utilizzo della zona. Di recente il divieto è stato tolto, ma a tutt’oggi polizia e autorità del tempio impediscono, anche con la violenza, le sepulture. Secondo loro danneggerebbero il sito considerato patrimonio dell’Unesco.