Cristiani libanesi, ricerca di unità al di là delle differenze politiche
Convocati dal patriarca Rahi, si sono riuniti esponenti politici della maggioranza e dell’opposizione. Separazione tra religione e politica, “difesa” delle terre dei cristiani, maggiore presenza nelle istituzioni pubbliche, promozione del bene comune, responsabilità collettiva per portare nella società i valori dl Vangelo. Un comitato per promuovere ulteriori riunioni.
Beirut (AsiaNews) – Separazione tra religione e politica, “difesa” delle terre dei cristiani, maggiore presenza nelle istituzioni pubbliche, promozione del bene comune, “che ha come conseguenza il bene del Paese, della società e del governo”. Sono gli obiettivi indicati dal patriarca libanese, mons. Bechara Rahi, ai 34 esponenti politici maroniti, provenienti sia dalla maggioranza che dall’opposizione, che hanno partecipato alla riunione svoltasi oggi nella sede patriarcale di Bkerke.
I cristiani libanesi, nelle parole di mons. Rahi, al di là delle differenti opzioni politiche, hanno la “responsabilità collettiva” di portare nella società del loro Paese i valori del Vangelo e gli insegnamenti della Chiesa. “Siamo qua – ha detto - per esaminare la nostra realtà e per prendere decisioni per migliorarla, nonostante le diverse scelte politiche, che seguono comunque i nostri valori e la nostra cultura, alla luce degli insegnamenti della Chiesa e della particolarità del Libano”.
Alla vigilia dell’incontro, si riteneva probabile una qualche forma di accordo su due temi: il problema della vendita dei terreni dei cristiani e i mezzi per incrementare la presenza dei cristiani nelle strutture statali. “La presenza dei cristiani nelle pubbliche istituzioni è del 30%. E questo è inaccettabile”, ha detto oggi il vescovo Salim Mazloum, mentre il patriarca ha sottolineato che “il solo modo per una presenza attiva è la partecipazione nelle istituzioni pubbliche”.
Ancora ieri si prevedevano, invece, difficoltà da parte di coloro che fanno parte della coalizione dell’“8 marzo” sulle questioni del Tribunale internazionale che indaga sull’assassinio dell’ex premier Rafic Hariri e sulle armi di Hezbollah. Le questioni sembra siano state affrontate, ma ancora non se ne conosce il tenore.
Positivi, comunque, i primi commenti all’incontro, tanto che è stato deciso di dar vita a un comitato con il compito di preparare future riunioni, destinate a “mantenere il Libano un esempio di democrazia e libertà”. (PD)
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