03/09/2021, 10.25
IRAN
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Cristiani iraniani condannati a 5 anni di carcere per apostasia

La sentenza poi ridotta a tre anni in appello, rilascio su cauzione e pena sospesa con obbligo di firma. Fra i capi di imputazione aver “diffuso una falsa propaganda” contro lo Stato e attività educative “deviate”. Dalla provincia orientale la vicenda di un detenuto condannato per possesso di alcol e morto in prigione per le frustate subite.

Teheran (AsiaNews) - Le autorità iraniane della cittadina di Karaj hanno condannato a cinque anni di prigione, ridotti poi a tre in appello con pena sospesa ma obbligo di firma, tre cristiani convertiti con l’accusa di “propaganda” contro lo Stato per aver abbandonato l’islam. Il verdetto risale al 22 agosto scorso ma solo in questi giorni è emersa la notizia; secondo quanto riferisce l’ong attivista Article18, con sede a Londra e in prima fila nella denuncia di violazioni alla libertà religiosa nella Repubblica islamica, i tre converti (nella foto) sono Milad Goudarzi, Ameen Khaki e Alireza Nourmohammadi. 

Fra i capi di imputazione che hanno portato alla sentenza di condanna ci sono “aver diffuso una falsa propaganda” contro lo Stato e “attività educative deviate in contrapposizione all’islam”, in altre parole professare una fede diversa da quella musulmana. Il verdetto di primo grado ha comminato a ciascuno anche circa 1.500 dollari di multa.

I giudici hanno poi concesso la libertà su cauzione, dietro il pagamento di quasi 9mila dollari. Essi dovranno presentarsi almeno una volta a settimana nella caserma di polizia, con obbligo di firma per i prossimi sei mesi. Nel novembre 2020 le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nelle loro case e confiscato numerosi oggetti personali, fra i quali computer, telefoni cellulare e libri religiosi. Al termine del processo gli inquirenti hanno restituito gli effetti personali, ma i volumi sacri (cristiani) sono rimasti sotto sequestro giudiziario.

Secondo la legge iraniana, l’evangelizzazione, l’opera missionaria e la conversione al cristianesimo possono essere un crimine passibile di carcere fino a 10 anni. La distribuzione di letteratura cristiana in persiano è illegale. In via ufficiale non esiste il reato di apostasia nel codice penale (abolito nel 1994) e l’ultima esecuzione per questo reato risale al 1990. Tuttavia, i giudici possono ancora condannare un imputato per aver abbandonato l’islam basando il proprio giudizio su fatwa (gli editti religiosi degli esperti di legge islamica). 

Dalle carcere iraniane giunge infine notizia del decesso di un detenuto “frustato a morte” per possesso di alcol. Hadi Atazadeh, della provincia dell’Azerbaijan orientale, sarebbe morto mentre stava scontando la condanna alla prigione e alla fustigazione per possesso di alcol. Il verdetto risale a un anno e mezzo fa, ma i familiari non hanno mai saputo in via ufficiale il contenuto, il tempo da trascorrere in cella e il numero di frustate (secondo la legge iraniana il consumo di alcol prevede fino a un massimo di 80).

In un video diffuso dai familiari riguardante il rituale di lavaggio e purificazione islamico, si vede il cadavere dell’uomo con la schiena piagata dai colpi inferti del boia e che sarebbero la causa del decesso. Le autorità carcerarie respingono le accuse dei familiari, ma non forniscono una versione univoca e convincente della morte, parlando di generici dolori allo stomaco. Altre versioni rilanciate dai media di Stato riferiscono di suicidio, decesso per Covid-19 o intossicazione, ma nessuna viene corroborata da prove convincenti. 

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