17/01/2011, 00.00
INDONESIA
Invia ad un amico

Cristiani indonesiani contro Yudhoyono: non tutela la libertà religiosa

di Mathias Hariyadi
Il presidente e l’esecutivo dimenticano i valori fondamentali dell’individuo per soddisfare “giochi politici” e mantenere il potere. I cristiani chiedono libertà di praticare la fede e di edificare chiese. Nel 2010 crescita esponenziale di violenze e attacchi contro i fedeli.
Jakarta (AsiaNews) – Il presidente Susilo Bambang Yudhoyono e l’intera classe dirigente indonesiana attraversano una crisi di “coscienza”, prestano attenzione “ai giochi politici” dimenticando i “valori fondamentali dell’individuo”, fra i quali “la libertà religiosa”. È quanto afferma ad AsiaNews Theophilus Bela, presidente di Jakarta Christian Communication Forum e segretario generale di Indonesian Committee on Religion and Peace. L’allarme lanciato dal leader cristiano trova conferma nell’aumento dei casi di violenze interconfessionali: “Nel 2009 – spiega – sono stati una decina i casi di attacchi contro fedeli o luoghi di culto, ma nel 2010 il numero è schizzato a 45 episodi”.
 
Il presidente Yudhoyono ha chiesto con urgenza un incontro a porte chiuse con i leader religiosi, per stemperare le polemiche attorno al suo operato e a quello dell’intero esecutivo. La scorsa settimana nove capi del movimento interconfessionale hanno puntato il dito contro le autorità, incolpandole di non aver mantenuto molte promesse, fra le quali una piena applicazione della “libertà di religione”.
 
In particolare, nel 2010 si è registrata una crescita esponenziale nei casi di attacchi contro i cristiani: le violenze hanno interessato chiese, ospedali o edifici cattolici nel West Java, Jakarta, Central Java e Solo; a questi si aggiungono dozzine di episodi di aggressioni e devastazioni compiute da fondamentalisti islamici contro chiese protestanti, nell’indifferenza del governo indonesiano. 
 
Interpellato da AsiaNews, Theophilus Bela rivendica il diritto di evangelizzare e la libertà di pensiero per tutti gli indonesiani, compresi i cristiani. Egli aggiunge che i leader religiosi “non possono rimanere in silenzio” se vedono qualcosa di sbagliato all’interno della società. Vi è inoltre una colpevole “lentezza” da parte delle autorità nel reprimere i casi di violenze da parte dei gruppi estremisti islamici. E per i cristiani, conclude, restano due i punti cruciali da risolvere: la libertà di praticare la fede secondo i riti tradizionali e la possibilità di costruire chiese.
 
Fra i casi di violazione alla libertà religiosa, il leader del Comitato indonesiano su Religione e pace ricorda quanto è successo durante le recenti festività natalizie nella parrocchia di San Giovanni Battista a Parung, nel distretto di Bogor: estremisti locali hanno impedito a 3mila fedeli cattolici di celebrare la messa in una chiesa, confinandoli in un parcheggio pubblico.
TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Ex presidente indonesiano si schiera a difesa di una chiesa cattolica
22/10/2004
Santa Sede e islam difendano i diritti dei bambini
05/11/2004
Cristiani e musulmani: "Sconfiggere la cultura della violenza"
29/10/2004
Vaticano all'Islam: "continuiamo sulla via del dialogo"
14/10/2005
Scuola di Sang Timur: rimangono le tensioni
26/10/2004


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”