Cristiani coreani a Gerusalemme: “Qui la nostra fede cresce con forza”
Gerusalemme (AsiaNews) - Oltre a far crescere la propria fede in patria, i cristiani della Corea del Sud sono molto impegnati anche nell'evangelizzazione del resto del mondo. Piccole comunità in costante crescita sono apparse e si sono affermate nel tempo in Africa, Europa orientale e America Latina: l'ultima in ordine di tempo è quella di Gerusalemme, che conta più di 800 membri. Per le strade della città santa, la domenica, li si può incontrare mentre cantano inni sacri.
Nei pressi di Ben Yehuda c'è un ristorante coreano: intorno sono nate 5 piccole chiese evangeliche. Yung Doo, 30 anni, si è spostato in Israele due anni fa con la sua famiglia: "Questa è la terra di Davide e Saul, Israele riflette la verità della Bibbia". Ilsoo Kim, ambasciatore sudcoreano in Israele, conferma l'aumento di questa comunità: "I numeri ufficiali non li abbiamo, ma stimo che qui vivano circa 800 coreani, che a loro volta hanno formato 300 famiglie residenti. Ma questi dati crescono ogni anno".
La maggior parte di questi è arrivata in Israele per studiare. Diversi hanno frequentato i corsi biblici alla Holy Land University, ateneo che accoglie diversi asiatici: affascinati dal posto, sono rimasti per continuare il proprio cammino spirituale. Gerusalemme, per quanto ospitale, ha però faticato ad accettarli. Eunah Hur, che frequenta una chiesa vicino casa e cerca di imparare l'ebraico, dice: "Non è facile avvicinarli. Ma è possibile".
Secondo la giovane, che ha lasciato Seoul per vivere qui, "si può avere un buon rapporto con gli israeliani, che una volta conquistati sono persone calorose e leali. In Corea abbiamo un termine per questo tipo di rapporto: 'jung', che è diverso sia da amore che da amicizia. Molto conta anche il percorso comune che i nostri popoli hanno fatto".
Il riferimento è ai tratti caratteristici che rendono simili Israele e Corea del Sud: enorme attenzione per l'istruzione, un avanzato settore high-tech, un servizio militare lungo e obbligatorio per tutti e la minaccia costante da parte di uno Stato vicino. I due Paesi hanno aperto i pieni canali diplomatici nel 1962: oggi la bilancia commerciale bilaterale vale circa 2,5 miliardi di dollari l'anno, in particolar modo nel settore automobilistico e di telefonia.
Tuttavia, il lavoro di evangelizzazione non procede come previsto. La società israeliana guarda molto male le coppie miste - soltanto 40 coreani hanno un marito o una moglie israeliano - e per quanto tollerante non ammette di buon grado che venga dato troppo spazio alla diffusione di religioni diverse dall'ebraismo. Tuttavia i giovani non si scoraggiano e Yung conclude: "A livello sociale dobbiamo lavorare molto, ma le nostre preghiere qui hanno più forza".