Cristiani arrestati a Riyadh: appello delle famiglie alla comunità internazionale
La moglie incinta di uno dei detenuti chiede la liberazione del marito e la possibilità di lasciare insieme il paese. Telefonate dal carcere raccontano di torture e abusi di ogni tipo.
Riyadh (AsiaNews) AsiaNews raccoglie l'appello di familiari e amici per la liberazione degli 8 cristiani arrestati a Riyadh il 28 maggio accusati per la loro fede e aggiunge particolari su quest'ultimo episodio contro la libertà religiosa in Arabia Saudita.
Fonti locali hanno fornito ad AsiaNews ulteriori notizie sulle ultime vittime della repressione saudita, in quello che attivisti per i diritti umani definiscono il più vasto giro di vite contro le minoranze religiose nel paese degli ultimi decenni.
Nel gruppo di cristiani arrestati dalla polizia religiosa (Muttawa) vi è anche John Thomas, indiano di 37 anni, originario del Kerala. Egli si aggiunge così a un altro indiano, Vijay Kumar, 45 anni del Tamil Nadu, il cui caso è già stato denunciato da AsiaNews.
John Thomas è accusato di proselitismo. I parenti spiegano che l'uomo teneva semplicemente incontri di preghiera privati con i suoi connazionali cristiani. Da 8 anni, infatti, John ospita nel suo appartamento preghiere e letture della bibbia aperte a fedeli di tutte le denominazioni. I familiari raccontano che questa è la prima volta che l'uomo viene preso di mira e "torturato in modi inumani".
Il 28 maggio la Muttawa - che in questa capillare opera di persecuzione lavora d'accordo con la polizia regolare ha prelevato John Thomas dal lavoro e lo ha trascinato a casa. Qui è stato percosso davanti al figlio di 5 anni e alla baby sitter anche lei colpita. Dopo aver raccolto bibbie e altri oggetti religiosi, la polizia lo ha condotto in carcere. Tornata a casa la moglie, incinta di 5 mesi, è rimasta sconvolta dallo scenario di distruzione. La donna e i parenti lanciano un appello affinché John Thomas, innocente, venga rilasciato e chiedono aiuto perché tutta la famiglia possa tornare salva in India.
Oltre a Thomas, il 28 maggio, sono stati arrestati altri 7 cristiani. Fonti di AsiaNews riferiscono che tra di loro qualcuno è riuscito a telefonare ad un amico con il suo cellulare e ha raccontato di come il gruppo in carcere subisca ogni tipo di tortura e abuso.
La retata di Riyadh contro i cristiani è avvenuta in seguito ad un altro fermo: quello di Samkutty Varghese, un evangelico indiano, arrestato nel marzo scorso. La Muttawa ha trovato nella sua borsa una bibbia in lingua hindi e alcuni numeri di telefono. Grazie a questi numeri ha poi eseguito gli altri arresti.
Secondo l'ICC (International Christian Concern - organizzazione per diritti umani con sede a Washington) quella del 28 maggio in Arabia Saudita è il più vasto giro di vite sulle minoranze religiose nel paese degli ultimi decenni.
Nel regno saudita, su 21,6 milioni di abitanti, i musulmani sono il 93,7%; i cristiani sono il 3,7%, nella quasi totalità lavoratori stranieri. I cattolici sono 900 mila. Ogni manifestazione religiosa pubblica (avere delle Bibbie, portare un crocifisso, pregare in pubblico) è proibita. Negli ultimi anni, grazie alle pressioni internazionali, la corona saudita ha permesso la pratica di altre religioni ma solo in privato. La Muttawa continua, però, ad arrestare, imprigionare e torturare persone che praticano altre fedi anche se in privato. (MA)