Crisi economica e corruzione favoriscono l'ascesa dell'ex re indù
Kathmandu (AsiaNews) - Gyanendra Shah, deposto re del Nepal, sfrutta il clima di instabilità politica e la crisi di governo per cercare di salire di nuovo sul trono. In una intervista trasmessa nei giorni scorsi dalla Tv locale News 24, l'ex re guarda con rammarico alla situazione in cui versa il Paese, dal 2007 in attesa di una costituzione e di un leader in grado di governarlo. Shah sottolinea di non voler tornare al potere come politico, ma considerando il fallimento del sistema repubblicano, starebbe lavorando con i partiti per un ruolo da supervisore e guardiano delle istituzioni. Tuttavia, la maggior parte dei leader politici sostiene di non aver raggiunto alcun accordo con l'ex monarca, che sta solo approfittando della situazione di crisi per tentare di reinsediarsi sul trono.
Baburan Bhattari, attuale Primo ministro, esclude nel modo più categorico la possibilità di un ripristino della monarchia. Egli sottolinea che il re "non dovrebbe fare certe considerazioni in pubblico". "I partiti politici - afferma - dovranno riconsiderare l'organizzazione delle strutture statali, ma la ruota della storia non può tornare indietro".
Dopo il fallimento del varo della nuova costituzione in maggio, lo scorso 27 giugno l'Assemblea è stata ufficialmente sciolta e si andrà a nuove elezioni in novembre. In questi mesi il Paese è retto da un governo ad interim guidato dal maoista Bhaburan Bhattarai. Tuttavia, molti nepalesi sostengono che il modello repubblicano multipartitico non abbia funzionato.
Alcuni politici fra cui Hisila Yami, moglie del Primo ministro e membro del Partito maoista nepalese, non escludono però in futuro il ritorno della monarchia. In contrasto con il punto di vista del marito, la Yami nota che "il sistema multi-partitico è fallito" e ciò sta favorendo un aumento di popolarità di re Gyanendra Shah fra la popolazione, stanca di continue diatribe fra conservatori, maoisti e comunisti. "Comunisti e conservatori - spiega - sono interessati solo alla loro poltrona e non fanno nulla per la popolazione. Se il clima non cambierà e non vi sarà un accordo reale fra i vari partiti, le conseguenze saranno gravissime".
In questi anni, a causa degli scioperi proclamati dal Partito maoista nepalese, migliaia di persone hanno perso il lavoro e da gennaio vi è stata un'impennata di suicidi e omicidi legati alle condizioni di povertà. Molte società straniere hanno spostato i loro investimenti all'estero. A tutt'oggi il Paese, che non ha ancora approvato il bilancio del 2011, si regge solo sugli aiuti dell'alleato cinese e sulle rimesse dei migranti che rappresentano oltre 10% del Prodotto interno lordo.