Crisi a Colombo: la ricetta di Wickremesinghe
L'ex premier ha incontrato Rajapaksa chiedendogli di delegare al parlamento la gestione delle finanze pubbliche formando un consorzio di Paesi per gli aiuti economici all'isola messa in ginocchio da prezzi alle stelle e carenza di beni essenziali. La situazione resta bloccata dall'indisponibilità a dimettersi da parte del presidente, ma il suo partito non è più in grado neppure di organizzare una manifestazione in suo sostegno.
Colombo (AsiaNews) - L'ex primo ministro e leader dello United National Party (Unp), Ranil Wickremesinghe, ha incontrato il 7 aprile a Colombo il presidente Gotabaya Rajapaksa per discutere sull'attuale crisi dello Sri Lanka, la più grave da decenni a questa parte. Wickremesinghe ha attribuito la catastrofica situazione economica e finanziaria a decisioni inappropriate prese dall'attuale governo dopo aver assunto il potere.
Alla domanda del presidente su come riguadagnare la fiducia del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) il leade dell’Unp ha indicato la strada delle dimissioni affidando i poteri al parlamento, un’ipotesi che Rajapaksa ha ancora una volta rifiutato. Inoltre ha proposto di formare un consorzio di Paesi per gli aiuti economici, composto da Unione Europea, India, Giappone, Corea del Sud e Cina e da altri Paesi disposti ad assistere lo Sri Lanka. La Banca Mondiale e la Banca Asiatica di Sviluppo (Adb) hanno già accettato di assistere la nazione insulare con prestiti a breve termine per acquisti urgenti come quelli dei medicinali.
Nel frattempo, il leader dell'Unp, pronunciando un discorso in parlamento, ha criticato il governo per aver autorizzato la libera fluttuazione della rupia in modo improvviso, permettendo alla valuta di deprezzarsi di oltre il 40%. Una scelta di cui ora dovrebbero assumersi le responsabilità. "Avevamo consigliato al governo - ha aggiunto - di rivolgersi al Fondo Monetario Internazionale circa un anno fa, ma non ci ha ascoltato. Se il governo avesse agito per tempo non ci troveremmo in questa situazione". È tornato infine a chiedere che sia il parlamento a occuparsi delle finanze pubbliche, una prerogativa che a suo avviso l’articolo 148 della Costituzione renderebbe possibile.
Intanto fonti dello Sri Lanka Freedom Party (Slfp) - il partito dell’ex presidente Maithripala Siriserna che ha abbandonato la maggioranza di governo - riferiscono ad AsiaNews che continuano i contatti con Rajapaksa con l'obiettivo di trovare una soluzione all'attuale paralisi economica, politica e sociale che colpisce l'isola.
Rivolgendosi ai media il 10 aprile Sirisena ha detto di aver chiesto al presidente di formare un'amministrazione provvisoria con un governo formato da tutti i partiti, senza esponenti della famiglia Rajapaksa e con il minor numero possibile di ministeri. Ha sottolineato che l'amministrazione provvisoria dovrebbe essere istituita riducendo i poteri esecutivi del presidente.
Molti analisti politici sono del parere che il vero macigno nell’attuale crisi sia proprio il presidente Gotabaya Rajapaksa che rifiuta di dimettersi, cosa che qualsiasi leader che si rispetti avrebbe già fatto in un Paese in queste condizioni e con la grande maggioranza della popolazione contro di lui.
Lo Sri Lanka Podujana Peramuna (Slpp), il partito al potere, è l'unica fonte di sostegno politico per Rajapaksa, ma la sua base elettorale sembra essere evaporata: l'Slpp non è stato in grado di radunare in nessun luogo del Paese una sola manifestazione di massa a sostegno della permanenza in carica del presidente, né gruppi di sostenitori per difendere le residenze dei suoi leader.
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