07/03/2014, 00.00
UCRAINA - RUSSIA
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Crimea, Chiesa e filo-ucraini manifestano per la pace

Il metropolita ortodosso di Simferopoli prega e domanda l'integrità dell'Ucraina. Manifestazione anche dei musulmani di Crimea. Tensioni fra filo-russi e filo-ucraini. Usa e Ue minacciano sanzioni finanziarie se Putin non accetta negoziati con l'Ucraina. I timori delle repubbliche Baltiche.

Simferopoli (AsiaNews) - Tatari e filo-ucraini si sono riuniti oggi a Simferopoli intorno al monumento del poeta nazionale Taras Shevchenko, per manifestare e pregare "per la pace e l'integrità della Crimea", dopo che il 6 marzo il parlamento locale ha dichiarato l'annessione alla Russia. La questione preoccupa le minoranze della penisola storicamente filo-russa, come quella dei tatari (12% e musulmani) e degli ucraini (circa il 26% della popolazione), soprattutto in vista del referendum che il 16 marzo dovrà sancire la decisione del parlamento, già appoggiata anche da Mosca.

Lontano dagli occhi vigili di cosacchi e milizie filorusse che pattugliano o presidiano per di più il centro cittadino, poche decine di dimostranti si sono riuniti nel parco, chiamati a raccolta via Twitter dal movimento "Euromaidan di Crimea". In mano tenevano palloncini bianchi e bandiere ucraine e insieme a una delegazione della Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Kiev hanno pregato brevemente per la pace. La delegazione era guidata dal metropolita di Sinferopoli, Kliment, che ha liberato in cielo alcune colombe a ribadire la natura pacifica dell'iniziativa.

"Non è una manifestazione politica, chiediamo solo di ascoltare le richieste della gente per la pace e l'integrità dell'Ucraina", ha detto l'archimandrita Feodor, arrivato da Poltava, nell'est del Paese, dove egli racconta che molte persone sono spaventate di una possibile annessione alla Russia.

L'iniziativa non ha visto il sostegno della Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca. "Non abbiamo chiesto di unirsi a noi, perché per loro è molto più difficile", ha spiegato.

La "paura" sembra il sentimento più diffuso tra la gente in piazza. E non solo. "Se in Crimea oggi esprimi liberamente una posizione filo-ucraina, ti possono letteralmente uccidere o comunque aggredire - ha denunciato l'archimandrita - prima non era così e queste sono le conseguenze della propaganda voluta dalla Russia".

Su una cosa il religioso si è detto ottimista: il processo di dialogo e riunificazione tra la Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca e quella di Kiev. Entrambe le comunità sono state molto attive sul Maidan, a sostegno della protesta pacifica della gente e nel ruolo di mediatori quando la piazza è diventata violenta. "Si è ripreso il processo di dialogo - ha detto l'archimandrita - e si è istituita una commissione e vogliamo accelerare questo cammino, perché ci sia finalmente un'unica Chiesa ortodossa ucraina".

Per oggi anche i musulmani di Crimea hanno indetto un venerdì di preghiera in tutte le moschee della penisola per la "pace e l'armonia in tutta la Crimea".

Intanto, dal punto di vista politico, crescono le pressioni internazionali sulla posizione della Russia e contro la decisione del parlamento di Crimea di lanciare un referendum di annessione a Mosca.

Stati Uniti e Unione europea hanno promesso di essere uniti nell'imporre sanzioni contro la Russia se essa non ricercherà una soluzione negoziata sull'Ucraina.

Gli Usa hanno messo in atto un bando dei visti per rappresentanti del governo di Mosca e il presidente Barack Obama ha firmato un ordine per sanzioni finanziarie. La Ue ha bloccato visti e commercio.

Le tensioni in Crimea hanno già provocato una discesa del10% del valore del rublo e una fuga di capitali. A rischio sono ora prestiti internazionali a compagnie russe per almeno 8 miliardi di dollari Usa.

La scelta della via diplomatica e politica è sostenuta anche dalla Cina, che in un messaggio del ministero degli esteri ha chiesto che si tenga conto di  "tutti i legittimi diritti e interessi di tutti i gruppi etnici in Ucraina".

Arseniy Yatseniuk, premier ucraino ad interim, a Bruxelles ha detto che Kiev è pronta al dialogo con Mosca, e che l'Ucraina è pronta a "cooperare, ma non ad arrendersi".

L'interventismo di Mosca e la tensione in Crimea diffondono timori anche in altri Paesi ex sovietici e soprattutto nei Paesi Baltici. La presidente lituana Dalia Grybauskaite ha chiesto all'Ue di contrastare la Russia e la sua "aperta e brutale aggressione". "Se permettiamo di far accadere questo, i prossimi saremo noi". (MA)

 

 

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