Covid-19: pesante impatto sugli indiani che studiano all’estero
Prima dello scoppio della crisi sanitaria erano 753mila, oltre 200mila solo negli Usa. Rimandati in India dai propri atenei, chiedono una riduzione delle tasse universitarie. Pagate ingenti somme di denaro per dei corsi online che spesso non funzionano.
New Delhi (AsiaNews) – L’emergenza coronavirus ha avuto un impatto molto pesante sui giovani indiani che studiano nelle università estere. Gli atenei di molte nazioni hanno rimandato gli studenti stranieri nei Paesi d’origine, offrendo in cambio lezioni virtuali, ritenute però poco soddisfacenti dagli interessati e dalle loro famiglie.
Dopo la Cina, l’India è lo Stato con più studenti che frequentano corsi di laurea all'estero. Secondo dati diffusi dal ministero degli Esteri nel 2019, essi sono 753mila; più di 200mila iscritti a un’università negli Stati Uniti.
Avendo perso il proprio lavoro part-time per effetto della pandemia, chi ha deciso di rimanere lontano dall’India ha difficoltà a pagare vitto e alloggio. Il problema più grave è l’assenza di certezze sulla riapertura dei corsi.
La maggior parte degli studenti che hanno scelto un istituto straniero vogliono vivere un’esperienza in una cultura differente, e stabilirsi poi nel Paese che li ospita. Essi osservano che spendere denaro solo per frequentare lezioni online è ingiusto, perché pagano la tassa d’iscrizione – che l’università non vuole ridurre – per accedere alla biblioteca, al laboratorio e ad altri servizi al momento non disponibili.
Per gli universitari indiani, le lezioni via web non sono un valido sostituto di quelle dal vivo. Come ha raccontato a Scroll.in uno studente iscritto all’università di Pechino, le autorità cinesi non rinnoveranno i visti d’ingresso fino a quando la crisi pandemica non sarà superata. Egli evidenzia che i corsi online offerti dal suo ateneo attraverso DingTalk, piattaforma sviluppata da Alibaba Group, non hanno una cadenza regolare; il fuso orario tra Cina e India presenta poi problemi logistici.
Difficoltà simili hanno coloro che frequentano le università nordamericane, e sono rimasti bloccati in India. Ad esempio, molte famiglie indiane ritengono non abbia senso pagare somme esorbitanti ai college Usa di prima fascia (Ivy League) per dei corsi virtuali.
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