Covid-19, da Israele 5mila dosi di vaccino ai palestinesi
L’obiettivo è immunizzare almeno una parte degli operatori sanitari, impegnati in prima linea nella lotta al virus. Per le Nazioni Unite Israele ha una “responsabilità” nei confronti dei palestinesi nel collaborare per la lotta al virus. Tesi respinta dal governo Netanyahu. Ramallah spera di usufruire dello schema Covax, ma i tempi sono incerti.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Israele ha annunciato oggi il trasferimento di 5mila dosi di vaccino ai palestinesi, per immunizzare almeno una parte degli operatori sanitari ogni giorno in prima linea nella lotta al nuovo coronavirus. Il premier Benjamin Netanyahu ha promosso una delle campagne di vaccinazione anti-Covid-19 più efficienti e avanzate al mondo, tanto da diventare oggetto di studio per la stessa azienda produttrice Pfizer/BioNTech sulla reale efficacia. Tuttavia, aveva sollevato polemiche - e rimpalli di responsabilità in base alle convenzioni internazionali - la scelta di relegare ai margini i palestinesi.
Di recente gli esperti delle Nazioni Unite hanno affermato che Israele ha una “responsabilità” nei confronti dei palestinesi in tema di vaccinazione. Una tesi rispedita al mittente dal governo, secondo cui ciò non è previsto dai protocolli e non vi sono state richieste da parte di Ramallah in tal senso.
Secondo i dati della Johns Hopkins University, dall’inizio dell’emergenza sanitaria Israele ha registrato circa 640mila casi di nuovo coronavirus, con 4700 morti da Covid-19. In Cisgiordania e Gaza i contagi complessivi sarebbero 160mila, con 1833 vittime accertate.
Il governo Netanyahu ha sottoscritto un accordo speciale con la Pfizer che gli ha permesso di diventare il primo Paese al mondo per somministrazione di vaccini in rapporto alla popolazione. Ad oggi 1,7 milioni di persone, il 20% circa del totale, ha già ricevuto entrambe le dosi. Più di tre milioni hanno beneficiato della prima somministrazione, mentre permangono chiusure e lokdown per contenere la diffusione del virus in questa fase cruciale della campagna di immunizzazione.
Di contro, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza il programma vaccinale resta incerto: il governo di Ramallah non ha ancora negoziato l’acquisto di dosi, non vi sono riscontri su quale prodotto puntare (russo, americano, cinese, etc) e quando potrà iniziare la campagna di massa. Secondo alcune fonti la speranza è di poter usufruire dello schema Covax sponsorizzato dall’Onu per le nazioni più povere, ma i tempi restano incerti e a poco sono servite le 5mila dosi giunte ad oggi pro-bono dalla Russia. In Cisgiordania vivono 2,7 milioni di palestinesi, altri 1,8 a Gaza.