Covid-19, Riyadh allenta le restrizioni e (ri)apre ai pellegrini stranieri
I provvedimenti riguardano l’Hajj e la Umrah. Dal turismo religioso i sauditi ricavano prestigio e almeno 11 miliardi di euro all’anno. Cancellato l’obbligo di tampone all’ingresso e quarantena per i vaccinati. Resta la mascherina al chiuso nei luoghi pubblici e nelle moschee. Cresce l’attesa fra i musulmani di tutto il mondo.
Riyadh (AsiaNews) - Dopo due anni di chiusure imposte per contenere la pandemia di Covid-19, l’Arabia Saudita allenta le restrizioni nei luoghi santi di Mecca e Medina e (ri)apre all’ingresso dei pellegrini stranieri per l’Hajj e la Umra, il pellegrinaggio maggiore e quello minore. Riyadh ha archiviato l’obbligo di distanziamento nei luoghi pubblici e la quarantena agli ingressi (per i viaggiatori vaccinati), fattori che potrebbero favorire gli arrivi dei fedeli musulmani e rilanciare il turismo religioso. Inoltre, nelle prossime settimane il governo deciderà la quota di visti riservati per il 2022 ai vari Paesi per il pellegrinaggio maggiore.
Ieri l’agenzia ufficiale Saudi Press Agency ha confermato la decisione di sospendere “le misure di distanziamento sociale in tutti i luoghi all’aperto e al chiuso”, comprese le moschee. Per il momento resta solo l’obbligo di indossare le mascherine protettive all’interno degli edifici e dei luoghi pubblici. Le nuove disposizioni entreranno in vigore il 12 marzo e dovrebbero avere risvolti positivi sia per i pellegrinaggi che per le preghiere e i ritrovi conviviali serali legati al Ramadan. Il mese sacro di digiuno e preghiera quest’anno è in calendario - sebbene i termini possano variare fra le diverse nazioni in base al momento in cui viene avvistata la luna nuova - dal 2 aprile al 2 maggio, mentre l’Hajj si terrà fra il 7 e il 12 luglio (date da confermare).
Sempre riguardo ai turisti e pellegrini con il ciclo vaccinale completo, il regno saudita non chiederà più un test molecolare o un tampone rapido negativo prima dell’ingresso e di effettuare il periodo di quarantena. Provvedimenti che favoriranno il ritorno dei pellegrini contribuendo ad alimentare le finanze del Paese che, dal turismo religioso, ha sempre ricavato ingenti guadagni. Prima della pandemia, infatti, l’Hajj e la Umra alimentavano un volume di affari annuale superiore agli 11 miliardi di euro. Inoltre, ospitare i pellegrinaggi è una questione di prestigio per i sauditi, che mutuano proprio dalla custodia dei due siti sacri dell’islam la fonte più potente della loro legittimità politica e all’interno del mondo musulmano.
Fra i primi fedeli che attendono con impazienza di entrare a breve per il pellegrinaggio minore vi sono i musulmani degli Emirati Arabi Uniti (Eau). Il 55enne Umm Fahah racconta a Khaleej Times che “viaggiavo ogni anno per l’Umra […], inshallah sarò là [alla Mecca] negli ultimi 10 giorni di Ramadan” a fine aprile. Secondo le previsioni degli esperti del settore, il numero di fedeli in visita dovrebbe tornare presto a quello dei livelli pre-pandemia, mentre l’età minima per poter accedere ai luoghi santi è di cinque anni come stabilito dal ministero saudita per l’Hajj e la Umra. Su twitter il titolare del dicastero Tawfiq Al-Rabiah ha scritto: “Due anni fa l’Umra era sospesa a causa della pandemia, mentre ora è aperta a tutti”.
Nel 2021, la pandemia di Covid-19 ha costretto le autorità saudite a ridimensionare in modo drastico il pellegrinaggio maggiore per il secondo anno consecutivo, seppur con qualche autorizzazione in più rispetto all’anno precedente. All’Hajj hanno partecipato circa 60mila cittadini e residenti stranieri nel regno, con ciclo vaccinale completo. Dall’inizio della pandemia, il Paese ha registrato oltre 746mila casi, 9mila dei quali mortali, su una popolazione di circa 34 milioni.
13/08/2019 08:56