01/04/2025, 15.08
VATICANO-ASIA
Invia ad un amico

Così il Concilio ha camminato sulle strade dell'Asia

di Gianni Criveller

L'intervento tenuto oggi a Roma del direttore di AsiaNews al convegno "Lo Spirito sa dove ci porta" promosso dal Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. "Il triplice dialogo. la via dell'interiorità, l'impegno per la libertà e la giustizia, il racconto della storia di Gesù: i volti della ricezione del Vaticano II in Oriente".

Roma (AsiaNews) - "Lo Spirito sa dove ci porta" è il tema di un convegno internazionale sul tema dell'"umanesimo trans-religioso" in corso oggi e domani a Roma al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, su iniziativa della Cattedra Gaudium et Spes, diretta dal teologo Pierangelo Sequeri. A questo appuntamento stamattina è intervenuto anche il direttore di AsiaNews p. Gianni Criveller, che ha proposto una relazione sul tema "L'orizzonte dinamico e dialettico della recezione extra-europea del Vaticano II. L'esempio dell'Asia". Pubblichiamo qui sotto alcuni stralci del suo intervento. 

1. Liberazione, inculturazione e dialogo

La storia della ricezione del Concilio Vaticano II nei contesti extra-europei nei due decenni ad esso immediatamente successivi può essere descritta attraverso quattro parole: liberazione, inculturazione, dialogo e secolarizzazione. C’è stata la tendenza ad associare ciascuno di questi temi a quattro continenti: liberazione per l’America centro-meridionale; l’inculturazione per l’Africa; il dialogo per l’Asia e la secolarizzazione per l’Europa e il nord America.

La schematizzazione sopra proposta non rende affatto la complessità delle situazioni e delle sfide sul campo: la liberazione, l’inculturazione e il dialogo hanno toccato tutti i continenti. E lo stesso vale per il fenomeno pervasivo e universale, legato agli esiti della post-modernità e post-umanesimo, della secolarizzazione.

Quello schema dimenticava che esiste l’Oceania. E se l’Australia e la Nuova Zelanda potrebbero, per certi aspetti, essere considerati nell’ambito del mondo occidentale, l’immensa Papa Nuova Guinea e le altre isole dell’area sono un mondo a sé, con caratteristiche tutte speciali

2. Il triplice dialogo della FABC

Circa la ricezione conciliare in Asia, la prima cosa da mettere in rilievo è l’enorme sforzo dei vescovi asiatici di camminare insieme attraverso lo strumento dell’FABC, la Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche. Nata nel 1970 la Federazione riunisce circa 20 conferenze episcopali, e ha prodotto una serie impressionante di orientamenti, documenti e iniziative che hanno davvero segnato in modo positivo la ricezione del Vaticano II in Asia. Il cammino della FABC sta traghettando le chiese d’Asia dalla missione coloniale, attraverso la critica della critica post-coloniale, verso una identità asiatica.

La formula che meglio rappresenta l’orientamento della FABC è quella del ‘triplice dialogo’: dialogo con le tradizioni religiose in Asia; dialogo con le culture antiche; e dialogo-incontro con i poveri. Qui ritroviamo le tre grandi sfide del dialogo con i credenti di diverse fedi; dell’inculturazione; e dell’opzione per i poveri in favore della loro emancipazione dall’oppressione e dalla povertà.

Desidero in questa occasione rendere omaggio a Cora Mateo (scomparsa il 2 dicembre 2024), che mi ha fatto conoscere da vicino il lavoro straordinario dell’FABC. Originaria delle Filippine, ha vissuto a Taiwan dove ha operato da protagonista nella FABC per 25 anni: prima donna e laica a ricoprire l’incarico di segretaria generale. Con la sua spiccata personalità e carisma è stata determinante per promuovere il protagonismo dei laici, dei giovani e delle donne nelle chiese d’Asia.

3. La via dell’interiorità

A Taiwan, nei primi anni 90 del secolo scorso, ho avuto la fortuna di conoscere Yves Raguin, un missionario gesuita maestro di contemplazione. Ne sono stato alunno a Taipei, e ha influenzato i miei studi e il mio orientamento missionario. Raguin propone la via dell’interiorità e del dialogo spirituale come un filo che lega l’Oriente religioso e la profonda tradizione mistica cristiana.

Egli mette in relazione i maestri cinesi quali Confucio, Mencio, Laozi e Zuangzi, gli autori sacri del buddhismo e dell’induismo con Paolo di Tarso, Dionigi l’Areopagita, Meister Eckhart e altri mistici cristiani del Medio Evo e poi ancora con Giovanni della Croce e Teresa d’Avila.

Dopo molti anni a Shanghai e a Taipei, Raguin torna a Parigi nel 68 e sente i giovani gridare nelle piazze che Dio è morto. Ne rimane colpito e si rende conto dell’esito post-religioso dell’Europa post-cristiana (termini che lui non usa). E vede in un incontro tra cristianesimo e Oriente nuove opportunità per il cammino spirituale dei giovani europei e per la stessa missione evangelizzatrice in Asia. L’incontro con l’Oriente religioso può riportarci dentro la dimensione spirituale del messaggio cristiano, che era stato emarginato dall’enfasi posta sulla dimensione dottrinale del cristianesimo.

Altri maestri spirituali che hanno vissuto tra il Concilio e il post-Concilio testimoniano la possibilità di questo incontro: il presbitero Jules Monchanin, il benedettino Henri Le Saux, il monaco Bede Griffiths, il cistercense Francis Mahieu, il teologo indi-ispanico Raimon Panikkar, tutti operanti in India. L’autore trappista Thomas Merton aveva sviluppato un grande interesse dialogico con il buddhismo thailandese, e il gesuita Hugo Lasalle con il buddhismo zen giapponese.

4. Dialogo con le tradizioni culturali

Mentre in Cina, a causa delle campagne politiche, le comunità cattoliche hanno ripreso un minimo di vita pubblica solo a partire dagli anni Ottanta, a Taiwan, che pure non era in regime di libertà e pluralismo politico, si sono sperimentati tentativi di inculturazione già a partire dagli anni settanta. Per esempio costruendo a Kaohsiung, la città dove ho iniziato la mia carriera missionaria, una chiesa che accoglie architettonicamente lo stile dei templi cinesi, incluso un altare con le tavolette degli antenati secondo la pratica dei Riti cinesi, la controversia che aveva inciso molto sulla missione in Cina e il cui esito era stato ribaltato nel 1939. Un po’ paradossalmente quella chiesa, dedicata a Santa Caterina da Siena, è dei domenicani, a suo tempo fieri avversari dei riti.

Sempre a Taiwan, presso l’università Fujen, si erano sperimentate liturgie in cui veniva dato spazio a letture prese dalla classicità cinese. L’idea era di assumere seriamente il suggerimento conciliare dei semi del verbo e delle ricchezze nascoste nelle tradizioni religiose. Ma furono tentativi occasionali e oggi non più attuati.

5. La povertà e la religiosità dell’Asia per una teologia asiatica della liberazione

Il teologo vietnamita Peter Phan afferma che per molti teologi asiatici che hanno studiato presso le università pontificie romane nel decennio successivo al Concilio Vaticano II, il pensiero del teologo gesuita Aloysius Pieris (originario dello Sri Lanka), espresso soprattutto in Una teologia asiatica della liberazione (1986), è stato una “bomba intellettuale”. E continua: “dopo aver completato la mia licenza nel 1972, tornato nel Vietnam del Sud, mi è diventato dolorosamente chiaro che la teologia che avevo assorbito a Roma era peggio che inutile.”

Pieris, in assoluto uno dei teologi più influenti in Asia, sostiene che la liberazione deve essere l’obiettivo della teologia in Asia: liberazione da parte dei ricchi dalle loro ricchezze (senza la quale è impossibile entrare nel regno di Dio) e liberazione da parte dei poveri dalla loro povertà forzata.

È il contesto asiatico, secondo Pieris, a determinare il metodo e i temi della teologia nel continente. Il contesto sociale è la povertà sistemica; il contesto religioso è la pluralità religiosa, sia quella "cosmica" che quella popolare e organizzata.

Dalla duplice caratteristica della religiosità e della povertà dell’Asia deriva il "doppio battesimo" del cristianesimo asiatico. Ovvero "il Calvario della povertà asiatica" e "il Giordano della religione asiatica". Questo doppio battesimo costituisce la "primordiale esperienza di liberazione" offerta da Gesù di Nazareth. Si vive il battesimo sul Calvario della povertà con l’opzione di essere poveri e per i poveri. Il battesimo nel Giordano della religione richiede che la teologia in Asia venga fatta in collaborazione e dialogo con i credenti di altre religioni.

6. L’impegno delle Chiese e dei loro leader per la libertà e la giustizia

La dimensione sociale della liberazione per il bene della comunità nazionale è stata sperimentata per davvero dalle chiese dell’Asia. Alcuni leader cattolici hanno assunto un ruolo profetico e carismatico nelle vicende di libertà e democrazia dei loro popoli: il card. di Manila Jaime Sin (l’iniziatore della rivoluzione dei rosari che nel 1986 pose fine alla dittatura di Marcos); il card. Stephen Kim, che nel luglio del 1987 accogliendo e proteggendo i dimostranti nella cattedrale di Seoul, ha fatto crollare la dittatura militare nella Corea del Sud; il card Joseph Zen, che dal 2003 è considerato la ‘coscienza di Hong Kong’ ed è stato arrestato l’11 maggio 2022, poi rilasciato su cauzione e successivamente condannato a pena pecuniaria. Il cardinal Zen è ancora sotto indagine nel contesto della legge liberticida sulla sicurezza nazionale introdotta il 1 luglio 2020.

Le comunità cattoliche e i loro leader hanno avuto ruoli decisivi anche in altre paesi, tra i quali Timor Est. Il mio pensiero va al vescovo di Loikaw (Myanmar) Celso Ba Shwe, solidale con la sua gente riparata nella foresta a causa della repressione militare in atto dal 1 febbraio 2021.

Il Myanmar è un Paese di fede buddhista, e nel passato furono i monaci buddhisti a protestare contro la dittatura militare. Oggi sono in prima linea anche i cattolici. Un’azione coraggiosa esemplificata da Suor Ann Rose Nu Twang, inginocchiata davanti alla polizia militare nella città di Myitkyina, capitale dello stato del Kachin, nel nord Myanmar. Nei giorni scorsi all’orribile e misconosciuta guerra (in)civile della giunta militare contro il proprio popolo si è aggiunta la tragedia del terremoto con conseguenze devastanti.

7. Raccontare la storia di Gesù in Asia

I cristiani e i missionari non possono smettere di testimoniare con la loro vita e le loro parole Gesù e il Vangelo della pace. Nel libro “Sussurrare Il Vangelo nella terra dell’Eterno Cielo Blu” padre Giorgio Marengo, oggi cardinale, suggerisce che in Asia l’annuncio di Gesù sia umile, sussurrato appunto. Non per timidezza, ma per rispetto del Vangelo e dell’interlocutore, dei suoi tempi e dei suoi modi narrativi. È il contrario del proselitismo. Secondo il Vangelo di Matteo, Gesù si descrive evocando le parole di Isaia: “Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce”.

La missione e la chiesa in Asia sperimenta da sempre quello che ora si vive in tante parti del mondo: la situazione di minoranza, che ci toglie ogni pretesa di privilegio e illusione di successo. Una situazione che non è sconosciuta dal Vangelo, dove il messaggio di Gesù è efficacemente rappresentato dall’immagine del seme che cresce nel nascondimento, che muore prima di portare frutto. Il Vangelo si trasmette così ed è così che la missione vive di trasparenza evangelica. I cristiani e i missionari sono “pellegrini e ospiti”, una suggestiva immagine neotestamentaria che dà il senso della precarietà e della bellezza della vita delle comunità cristiane in molti Paesi asiatici.

Il Vangelo è la storia di Gesù, ed è una storia da narrare. L’evangelizzazione oggi in Asia, piuttosto che la diffusione di una dottrina religiosa, è il racconto di una storia che ha la potenzialità di cambiare la vita: la storia di Gesù. Se i Vangeli sono quattro racconti, il genere letterario narrativo è quello che meglio descrive la vicenda di Gesù e l’origine del cristianesimo ed è una via di evangelizzazione in Asia. Il teologo e vescovo indiano Thomas Menamparampil, per lunghi anni responsabile dell’evangelizzazione per la FABC, ha inviato i cristiani e i missionari in Asia a narrare “Gesù com’è veramente, così come è presentato nelle Scritture. Questo è sufficiente”.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Inculturazione e ideologia del denaro, le sfide del Vangelo nell'Asia
18/08/2004
Papa: torniamo al Concilio per uscire da noi stessi
11/10/2022 18:09
Cultura della vita, missione della chiesa e della famiglia in Asia
25/08/2004
Verso la conclusione l'Assemblea dei vescovi sulla famiglia
23/08/2004
La Sacra Famiglia di Nazareth: modello per profughi e poveri
21/08/2004


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”