Coronavirus: oltre 1000 morti; 108 nella giornata di ieri
Ieri il giorno più mortifero dallo scorso gennaio. Dimissioni di diverse autorità sanitarie di Wuhan, sostituite da autorità inviate da Pechino. L’apparizione, con maschera, di Xi Jinping. Il collasso delle strutture ospedaliere di Wuhan. Altri due medici hanno subito la stessa sorte di Li Wenliang: zittiti dalla polizia per aver dato l’allarme sull’epidemia.
Pechino (AsiaNews) – Il bilancio dei morti per l’epidemia di coronavirus che si diffonde in Cina ha raggiunto la quota di 1017 vittime. Nella giornata di ieri vi sono state 108 morti, il numero più alto in un giorno dalla prima vittima registrata lo scorso gennaio.
Le autorità sanitarie confermano che fino a ieri sera vi erano 42.708 persone infette; i casi sospetti sono 21.675. Vi sono state finora 3998 guarigioni.
Ieri, dopo un lungo periodo di silenzio, è riapparso il presidente Xi Jinping, che è andato a visitare un ospedale della capitale dove sono internati pazienti affetti dal virus (foto 2). Indossando una maschera chirurgica, egli ha assicurato “misure più decisive” per combattere il virus e la fiducia che “vinceremo questa battaglia contro l’epidemia”.
Nel Partito è cominciata una resa dei conti per il modo in cui è stata affrontata l’emergenza. Ieri la televisione nazionale ha diffuso la notizia delle dimissioni di Zhang Lin e di Liu Yingzi, rispettivamente segretario e direttore della Commissione sanitaria dell’Hubei. Saranno sostituiti da Wang Hesheng, vice-capo della Commissione sanitaria nazionale. Licenziato anche il capo della Commissione sanitaria di Huanggang, seconda città, dopo Wuhan, per numero di infetti e il vice-capo della Croce Rossa di Wuhan, responsabile di aver frenato la distribuzione di materiale sanitario agli ospedali, forse per motivi di guadagno.
La gestione di tutte le operazioni nella regione epicentro del virus è stata invece affidata a Chen Yixin, segretario generale della Commissione centrale per gli affari politici e legali. Chen è un protetto di Xi Jinping e dovrebbe avere anche la funzione di frenare le critiche contro il presidente.
Intanto non si fermano i commenti irati sul web per il modo in cui è stato trattato il dott. Li Wenliang, morto il 6 febbraio scorso di coronavirus, che avendo dato l’allarme sull’epidemia, è stato silenziato dalla polizia. Su internet i cybernauti continuano a domandare pubbliche scuse da parte delle autorità governative. All’entrata dell’ospedale centrale di Wuhan, dove lui esercitava e dove è morto, vi è un catafalco con la sua foto, dove la gente si ferma ad onorarlo inchinandosi (foto 3).
I media riportano le testimonianze di almeno altri due dottori di Wuhan che hanno dato l’allarme sulla malattia, ma sono stati minacciati e zittiti dalla polizia. Si tratta di Xie Linka, del Centro tumori dell’Union Hospital, e di Liu Wen, del dipartimento di neurologia dell’ospedale della Croce Rossa.
Sebbene le critiche siano dirette più alla polizia e alle autorità locali, il sindaco di Wuhan, Zhou Xianwang ha dichiarato che in qualche modo anche le autorià centrali sono responsabii della situazione. Pur offrendo le sue dimissioni, giorni fa egli ha precisato che come sindaco non poteva dare l’allarme sull’epidemia senza essere autorizzato da Pechino.
A Wuhan e nell’Hubei la situazione è sempre molto drammatica: mancano strumentazioni sanitarie, tute protettive, maschere chirurgiche, letti. Non appena si liberano letti per le dimissioni di alcuni pazienti, essi vengono occupati in un istante. Molti malati di coronavirus non vengono accettati perché mancano posti nell’ospedale.
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