Coronavirus: nel piano economico di Modi non c’è nulla per milioni di poveri
Stanziati 266 miliardi di dollari. Mancano misure a favore di 130 milioni di persone in difficoltà, inclusi i migranti interni che hanno perso il lavoro. Disoccupazione in aumento anche a causa dei migranti indiani che rientrano dal Golfo Persico. L’autosufficienza cercata da Modi rischia di irritare gli investitori stranieri.
Delhi (AsiaNews) – Nello stimolo economico annunciato il 12 maggio dal premier Narendra Modi in risposta alla crisi pandemica non c’è nulla per milioni di poveri. Il governo ha stanziato 266 miliardi di dollari per contrastare gli effetti recessivi della pandemia. In particolare, Delhi corre in aiuto delle piccole e medie imprese, che potranno richiedere prestiti bancari coperti dalle garanzie statali fino a un massimo di 60 miliardi di dollari.
Le autorità non hanno contemplato però la possibilità di trasferire denaro alla fascia più povera della popolazione, che conta 130 milioni di persone. Tra loro ci sono i migranti interni che hanno perso il lavoro per il confinamento sociale e il blocco economico decretati dal governo il 25 marzo. Migliaia di loro sono ancora in cammino per tornare negli Stati di origine, costretti a camminare anche per 1000 km prima di raggiungere le proprie famiglie.
La disoccupazione è in aumento (23,5% della forza lavoro ad aprile), ingrossata anche dai migranti indiani che rientrano dal Golfo Persico. Per le fasce più a rischio della popolazione, c’è solo un sussidio di 1000 rupie (13 dollari), diviso in due tranche, a favore di qualche milione di donne.
Modi ha dichiarato che il pacchetto economico equivale al 10% del Pil nazionale, e punta a stimolare l’occupazione e salvare le imprese che hanno sofferto per il lockdown. Per Mamata Banerjee, premier del Bengala occidentale, Modi sta mentendo sui numeri. Ella osserva che nel nuovo intervento sono ricomprese risorse già distribuite negli scorsi mesi in altre forme. Secondo lei, le misure governative non garantiscono la ripresa economica e la creazione di nuovi posti di lavoro.
Modi vuole sfruttare la crisi del Covid-19 per creare un Paese “autosufficiente” (Atma Nirbhara India). Ad esempio, il suo ministro dell’Interno ha già annunciato che le mense delle caserme militari potranno fare uso solo di prodotti locali dal primo giugno. Nello stimolo è previsto inoltre il divieto per le compagnie estere di partecipare – in collaborazione con le imprese indiane – alle gare d’appalto pubbliche al di sotto dei 27 milioni di dollari.
La misura colpisce duramente le aziende cinesi, che dominano buona parte del mercato locale con i loro prodotti a basso costo. Tale insistenza nel proteggere la produzione locale potrebbe guastare i rapporti tra Delhi e gli investitori stranieri.
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