Coronavirus: crollano petrolio e borse. ‘Guerra’ tra Russia e Opec
Il valore del greggio perde oltre il 20%, spingendo in basso gli indici azionari in Asia. Dopo il crollo dei prezzi dovuti al coronavirus, Opec e Russia non si accordano sui livelli di produzione. Analisti preoccupati per il calo di export e import della Cina, il primo acquirente mondiale di petrolio.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) – Il prezzo del petrolio è crollato oggi del 20% in Asia, con il riferimento Brent arrivato a 36 dollari al barile e il Wti a circa 33 dollari, trascinando giù le principali borse mondiali.
Il tonfo è dovuto allo scontro in atto tra i Paesi del cartello Opec (guidati dall’Arabia Saudita) e la Russia sui livelli di produzione post-coronavirus. Opec e Russia si sono incontrati il 6 marzo per affrontare il problema, senza però trovare un accordo.
Il calo della domanda globale, provocato dagli effetti dell’infezione polmonare, ha portato a una costante riduzione del valore del greggio. L’eccesso di produzione, grazie al boom dello “shale oil” negli Usa, aveva già colpito il settore negli ultimi anni. Fino allo scoppio della crisi epidemica, un’intesa sulla produzione tra i Paesi Opec e il Cremlino aveva però mantenuto stabili i prezzi tra i 50 e i 60 dollari al barile.
I timori di una guerra dei prezzi tra i maggiori produttori mondiali ha spinto gli indici azionari in Asia verso il basso. A metà pomeriggio, Shanghai perde il 3%, Hong Kong e Shenzhen oltre il 4%. Tokyo si avvia alla chiusura con una perdita superiore al 5%, come anche Bombay. Il Kospi di Seoul lascia invece per strada il 4,20%.
Pesano inoltre i dati negativi sul commercio pubblicati nel weekend da Pechino. Negli ultimi due mesi, l’export cinese è diminuito del 17% e l’import del 4%. Gli analisti non si aspettano un rapido recupero dell’economia in Cina. Secondo Oxford Economics, il Pil del gigante asiatico si contrarrà del 2% nel primo trimestre del 2020.
Pechino è il primo acquirente mondiale di combustibili fossili. Nel 2017, riporta l’Observatory of Economic Complexity, i cinesi hanno importato petrolio per un valore di 145 miliardi di dollari (127 miliardi di euro), principalmente da Russia e monarchie del Golfo. Anche Giappone, Corea del Sud e India dipendono dall’importazione di greggio per la loro produzione industriale. Tokyo spende circa 58 miliardi di dollari (51 miliardi di euro) all’anno per comprare prodotti petroliferi all’estero, più o meno quanto Seoul; Delhi si attesta sui 75 miliardi di dollari annui (66 miliardi di euro).