Coronavirus: Pechino chiude le frontiere. Crollano i profitti industriali
Dalla mezzanotte di oggi, vietati gli ingressi agli stranieri. Però, il 90% dei casi importati riguarda cittadini cinesi. Ridotte anche le tratte aeree da e per il Paese. L’aviazione civile cinese ha perso 2,7 miliardi di euro in febbraio. I profitti della grande industria crollano del 38,3% nei primi due mesi del 2020. Il pericolo di nuove infezioni nelle aziende che riaprono.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Dalla mezzanotte di oggi, la Cina chiude le frontiere alla maggior parte dei visitatori stranieri. Pechino punta a ridurre i rischi di contagio dall’estero, mentre il numero dei casi di trasmissione autoctona si è quasi azzerato, almeno secondo le statistiche ufficiali.
Nelle ultime 24 ore, sono stati registrati 55 nuovi contagi: tutti importati da altri Paesi, eccetto uno. Però, la CCTV ha calcolato che il 90% delle “infezioni di ritorno” riguarda cittadini cinesi, soprattutto studenti che ritornano a casa. Attualmente i contagiati nel Paese sono 81340; 3292 i decessi.
Il bando agli ingressi dall’estero avrà una durata temporanea. Esso si applica anche agli stranieri che possiedono un valido permesso di ingresso e un permesso di soggiorno in Cina. Ci sono alcune eccezioni. I cittadini stranieri che passano per Hong Kong e Macao, e sono provvisti di un permesso di ingresso di breve durata, possono entrare in territorio cinese.
Come ulteriore misura di prevenzione, l’ente cinese di controllo dell’aviazione civile (Caac) ha imposto restrizioni al numero dei voli da e per la Cina. Dal 29 marzo, le compagnie aeree cinesi potranno operare solo una tratta settimanale per Paese; allo stesso modo, i vettori stranieri potranno compiere una solo viaggio settimanale in Cina.
Secondo il Caac, il settore aereo cinese ha perso quasi 21 miliardi di yuan (2,7 miliardi di euro) in febbraio. Le limitazioni ai collegamenti aeroportuali hanno ridotto il traffico passeggeri dell’84% e quello merci del 21%, rispetto allo stesso periodo del 2019. Gli effetti delle misure draconiane adottate dal governo per contenere il virus cominciano a farsi sentire. In base ai calcoli dell’Ufficio nazionale di statistica, nei primi due mesi del 2020 i profitti della grande industria in Cina sono crollati del 38,3%, fermandosi a circa 411 miliardi di yuan (52,6 miliardi di euro).
Il Paese sta provando a rimettersi in moto. Ad esempio, l’85% delle imprese nell’Hubei, epicentro della crisi epidemica, ha ripreso la produzione. Tuttavia, la ripresa delle attività economiche comporta dei rischi. Secondo il China Labour Bulletin, ci sono diversi casi di nuove infezioni nelle aziende che hanno riaperto. Tra i più colpiti, ci sono i lavoratori che fanno a consegne a domicilio.
07/02/2020 12:03
12/06/2020 12:13
30/03/2020 09:03