18/02/2020, 09.25
HONG KONG-CINA
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Coronavirus, missionario: Compassione, solidarietà e condivisione di fronte alla tragedia

di Sergio Ticozzi

La testimonianza di un missionario del Pime ad Hong Kong. “Il mio pensiero va alle chiese vuote, qui a Hong Kong, a Macao e in molte città della Cina continentale”. “Lavorare da casa, scuole ed università chiuse fino a marzo: tutto ciò aumenta la pressione e, a volte, fa reagire alcune persone in modi irragionevoli”.

Hong Kong (AsiaNews) – Isolamento, ansia e paura: l’epidemia di coronavirus offre a tutti un’occasione per mostrare “compassione, solidarietà e condivisione”. Di fronte alla tragedia, i cristiani sono chiamati a “vivere le virtù evangeliche di fede, speranza e amore, oltre che a pregare e riflettere sul suo significato”. Lo afferma p. Sergio Ticozzi, missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni estere) ad Hong Kong e in Cina per oltre 40 anni. Proponiamo di seguito una testimonianza sull’emergenza sanitaria nell’ex colonia britannica, che l’esperto sinologo ha reso al sito Altare Dei due giorni fa. (Traduzione a cura di AsiaNews).

È domenica qui ad Hong Kong. Ho appena concelebrato l'Eucaristia con quattro miei confratelli nella nostra cappella privata, e ora sono solo nella mia stanza. Il mio pensiero va alle chiese vuote, qui a Hong Kong, a Macao e in molte città della Cina continentale, poiché il timore della diffusione del coronavirus – ora chiamato COVID-19 – ha obbligato a un divieto contro i raduni pubblici e persino le assemblee religiose. La minaccia di questa febbre epidemica, infatti, ha indotto i funzionari cattolici di Hong Kong a prendere la dolorosa decisione di sospendere tutti i programmi della Chiesa per le prossime due settimane, oltre all'annullamento della liturgia del Mercoledì delle Ceneri.

L'isolamento sembra esser considerato la misura più efficace per prevenire la diffusione dell'epidemia. In Cina, diverse città sono in quarantena e milioni di persone sono tenute nelle loro case a causa della carenza di mascherine, disinfettanti e altre medicine. La mancanza di mascherine ha spinto i cittadini a fare irruzione nei mercati e nelle farmacie, mentre commercianti senza scrupoli hanno persino aumentato il loro prezzo in modo esponenziale.

Le persone malate sono ancora più isolate, poiché la paura dell’infezione rende impossibili approcci e contatti. Hong Kong ha istituito diversi campi di quarantena per isolare le vittime. Le nuove norme obbligatorie sulla quarantena sono entrate in vigore l'8 febbraio: le persone che arrivavano dalla terraferma devono esser messe in quarantena per 14 giorni, per frenare i contagi nella comunità. Per molte persone, questo è diventato un dramma psicologico molto serio.

Tutte queste misure sono giunte nel mezzo dei timori globali che, negli ultimi giorni, l'epidemia in Cina sia peggiorata contro ogni aspettativa. L'epidemia è stata segnalata per la prima volta nella città di Wuhan, nella provincia dell’Hubei, dopo un lungo silenzio ufficiale. Il 6 febbraio, la morte del dottore Li Wenliang, che per primo l’aveva denunciata e in seguito è deceduto a causa della malattia, ha innescato un’esplosione di dolore e collera in tutta la nazione, che ora chiede di celebrare la data come il Giorno della libertà di parola. Il governo ha risposto censurando i messaggi sui social media e disponendo la chiusura degli account. In seguito alla denuncia del dott. Li, l'epidemia si è diffusa in ogni regione della Cina e in tutto il mondo, causando molte vittime e contagi. L'origine e le dimensioni della sua diffusione sono state soggette a così tante “notizie false” che rimando ad altre fonti per dettagli e numeri. Ma senza dubbio essa ha creato una psicologia della paura nella maggior parte delle persone.

Isolamento, ansia e paura hanno una forte presa sull'animo delle persone. Lavorare da casa, scuole ed università chiuse fino a marzo: tutto ciò aumenta la pressione e, a volte, fa reagire alcune persone in modi irragionevoli. Ad Hong Kong, la polizia antisommossa è entrata in azione e ha arrestato manifestanti durante le proteste dei cittadini contro la decisione del governo di usare alcuni luoghi come campo di quarantena.

Inoltre, in Cina, al fine di combattere l’epidemia ed evitare il precedente atteggiamento di silenzio e disinformazione, le autorità hanno promesso denaro e ricompense materiali per informazioni su malati e visitatori provenienti da località colpite dal virus. Legittimato apertamente, un tale metodo di “spionaggio” ha fatto sì che il sospetto mettesse le persone l’una contro l’altra, scatenando il caos nella società. Anziché onestà e sincerità per il bene della salute e della sicurezza pubblica, tale misura favorisce sfiducia, vendetta e scarso rispetto per la moralità.

Per quanto riguarda il futuro sviluppo dell'epidemia le opinioni variano, come al solito, da ottimiste a pessimiste. Le comunicazioni ufficiali della Cina includono affermazioni secondo cui gli sforzi di controllo stanno andando a buon fine e l'epidemia raggiungerà presto il picco, per poi rallentare. Altre persone ritengono che i passi compiuti nei prossimi giorni, in particolare dai leader di Pechino, decideranno il destino del virus; se questo si diffonderà a livello internazionale per diventare una pandemia. Altri ancora sono convinti che entro aprile l'epidemia sarà finita.

Laurie Garrett, già analista senior presso il Council on Foreign Relations (Cfr) e scrittrice scientifica che ha vinto il premio Pulitzer, ci informa: “Questa settimana a Ginevra, circa 400 esperti di malattie infettive si sono riuniti per aiutare l'Oms a risolvere i molti misteri che ancora circondano il virus. Uno di questi era Gabriel Leung dell'Università di Hong Kong. Egli ritiene che la strategia della Cina non avrà successo; teme che quando le scuole riapriranno e milioni di persone torneranno a Wuhan e in altre città isolate, la trasmissione del virus potrebbe riprendere. La malattia potrebbe diffondersi ben oltre i confini della Cina, infettando con probabilità oltre il 60% della popolazione mondiale”.

A prescindere che una persona sia pessimista o ottimista, una tale epidemia offre a tutti l'occasione di preoccuparsi per le persone malate e bisognose, aiutarsi a vicenda, condividere materiali protettivi; ai cristiani, di pregare e vivere le virtù evangeliche di fede, speranza e amore. La preghiera, infatti, sembra un mezzo molto importante per mostrare compassione verso le persone che soffrono per via della malattia, dell’isolamento e della paura. Ma essa dovrebbe essere accompagnata con una riflessione sulle domande: perché Dio ha permesso una simile tragedia e qual è il messaggio che, attraverso essa, vuole trasmetterci? Sì, abbiamo bisogno di preghiera e riflessione.

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