Corea, poche speranze per “l’incontro definitivo” su Kaesong
Seoul (AsiaNews) - I rappresentanti delle due Coree hanno iniziato questa mattina il settimo round di colloqui tesi a trovare un accordo per la riapertura del complesso industriale intercoreano di Kaeseong. Seoul ha avvertito Pyongyang che questo è "l'incontro finale" dal quale si dovrà uscire con una risposta chiara. Nei sei meeting precedenti, infatti, il Nord ha assunto un atteggiamento ondivago.
Nel complesso, che si trova nei pressi della Zona demilitarizzata, operano 123 fabbriche sudcoreane che danno lavoro a circa 50mila operai del Nord. Si tratta di un importante fonte di reddito per la disastrata economia del regime dei Kim, provata da politiche finanziarie fallimentari e da una spesa bellica in continuo aumento.
La chiusura del complesso industriale inter-coreano è stata decisa in maniera unilaterale da Pyongyang all'inizio di aprile, ultimo atto di una serie di provocazioni belliche e propagandistiche che hanno portato la penisola sull'orlo di un nuovo conflitto aperto. Da metà luglio i due governi hanno cercato di trovare dei "punti in comune" per autorizzare la riapertura, ma senza arrivare a un accordo.
La Chiesa cattolica della Corea del Sud ha chiesto più volte la riapertura del complesso, definita dall'arcivescovo di Seoul "un simbolo di pace e speranza" per la futura riunificazione del Paese.
Il capo delegazione del Sud, Kim Ki-woong, ammette la "tremenda responsabilità" che il suo team affronta: "Faremo del nostro meglio per rispondere alle aspettative del nostro popolo". Il riferimento è agli industriali che, sin dagli anni Novanta, sono stati spinti dal governo di Seoul a investire nell'area: al momento le loro perdite si aggirano intorno ai 20 milioni di dollari.
Un'associazione che rappresenta gli interessi di questi imprenditori ha scritto un documento indirizzato proprio all'esecutivo, guidato da Park Geun-hye, per chiedere "un'assunzione di responsabilità". Questa volta, scrivono, "il nostro governo e le autorità del Nord devono trovare un accordo per riaprire senza altri indugi il complesso".