Corea, membri della Almighty God chiedono asilo: Siamo perseguitati da Pechino
Sull’isola meridionale di Jeju sbarcano ogni anno dal 2014 circa 200 fedeli del gruppo religioso, che per Pechino è un “culto malvagio” e quindi fuorilegge. Il governo sudcoreano è chiaro: “Se hanno le prove della persecuzione religiosa, possono rimanere. Altrimenti devono andarsene”. Le famiglie di alcuni fedeli: “Seoul li rimandi a casa in Cina, la setta ha fatto loro il lavaggio del cervello”.
Seoul (AsiaNews) – Centinaia di aderenti al culto “Church of Almighty God”, nato in Cina, chiedono al governo sudcoreano lo status di rifugiati politici sulla base della persecuzione religiosa che Pechino opera nei loro confronti. I membri del gruppo, che per la Cina è una “setta malvagia”, vorrebbero ottenere la possibilità di rimanere sull’isola meridionale di Jeju, dove sono arrivati mesi fa. Le famiglie di alcuni richiedenti asilo sostengono invece che il governo coreano “deve rimandarli a casa il prima possibile”, perché “è chiaro che la setta ha lavato loro il cervello”.
La “Church of Almighty God” – “Chiesa di Dio onnipotente” – ha circa 4 milioni di aderenti e una storia complicata. Il gruppo religioso è stato fondato negli anni '90, ha una vaga influenza cristiana (mischiata al taoismo) e sostiene che Cristo si sia reincarnato in una donna della provincia cinese dell'Henan. Il governo l'ha dichiarata fuorilegge circa 12 anni fa perché i membri della setta avanzano visioni apocalittiche della fine del mondo e invitano i propri compagni a "sgozzare il dragone rosso", chiaro riferimento al Partito comunista.
La setta fa parte dei culti considerati “malvagi” da Pechino, i cui membri sono accusati dal governo di essere violenti e sovversivi. Nel 2015, due di essi - in apparenza membri della setta - sono stati giustiziati per l’omicidio di una donna. In seguito all’incidente, centinaia di fedeli sono stati arrestati.
In Cina il governo si arroga il diritto di distinguere fra "culti malvagi" e "culti buoni", o "permessi". Diversi accademici e legislatori chiedono da tempo che il Paese si doti di una legge sulla libertà religiosa, riducendo il potere dello Stato in materia strettamente religiosa, pur attribuendo ad esso il potere di perseguire azioni criminali. Spesso, come nel caso del movimento spirituale del Falun Gong, la persecuzione e la definizione di "culto malvagio" hanno motivi prettamente politici: nel Falun Gong militano molti membri dell'esercito e il governo teme che la "setta" potrebbe portare a un rivolgimento del sistema comunista.
Kang Young-woo è un funzionario del Dipartimento immigrazione di Jeju. Al Korea Times racconta di incontrare “circa 200 membri del gruppo cinese ogni anno dal 2014. Noi ci basiamo sulla legge coreana, che in materia è chiara: se possono dimostrare di essere perseguitati su base religiosa, possono ottenere l’asilo politico. Ma la maggior parte dei richiedenti non fornisce dettagli, spiegazioni credibili o prove: si limitano a dire che temono la persecuzione e quindi vogliono rimanere qui”.