17/10/2014, 00.00
VATICANO - AUSTRALIA
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Coppia australiana al Sinodo: La famiglia, chiesa domestica modello di evangelizzazione

I documenti ecclesiali "sembrano scritti da un altro pianeta"; la pastorale vacilla davanti ai casi particolari perché "manca preparazione e volontà di accoglienza". I cattolici devono ricominciare dal Vangelo vivo, quello vissuto in famiglia e nelle comunità, per riscoprire la bellezza dell'amore nuziale e la santità del matrimonio". La testimonianza di Ron e Mavis Pirola.

Città del Vaticano (AsiaNews) - Ron e Mavis Pirola si sono conosciuti 57 anni fa, e da 55 sono sposati. Hanno quattro figli e otto nipoti, e hanno vissuto un matrimonio fatto di gioia e lacrime. Nell'apostolato e nella preghiera, in comunione con altre coppie e grazie all'aiuto di alcuni sacerdoti, hanno sviluppato un "paradigma nuziale della spiritualità" che si basa sul "Vangelo insegnato ai figli e da loro appreso, perché pienamente vissuto". Ai Padri sinodali hanno presentato esperienze concrete di accoglienza - nei confronti delle coppie gay o dei divorziati - e li hanno spronati a imparare di più dalla testimonianza cristiana. Di seguito la loro testimonianza completa (traduzione a cura di AsiaNews).

Circa 57 anni fa, guardando in una stanza, ho visto una bellissima giovane donna. Con il tempo ci siamo conosciuti e alla fine abbiamo deciso di fare un enorme passo: dedicarci l'uno all'altra attraverso il matrimonio. Abbiamo scoperto presto che vivere la nostra nuova vita insieme era straordinariamente complesso. Come tutti i matrimoni abbiamo avuto momenti meravigliosi e momenti di rabbia, frustrazione e lacrime, con la paura tormentosa di un matrimonio fallito. Eppure siamo qui, sposati da 55 anni e ancora innamorati. È certamente un mistero.

Quella attrazione sentita la prima volta e la forza che ci ha legati in maniera continua era alla base di natura sessuale. Le piccole cose che abbiamo fatto l'uno per l'altra, le telefonate e i biglietti di amore, il modo in cui abbiamo pianificato le nostre giornate secondo le necessità dell'altro e le cose che abbiamo condiviso erano tutte espressioni evidenti dell'intimità che ci unisce.

E ognuno dei quattro figli che sono arrivati è stata una gioia esaltante, per la quale ancora ringraziamo tutti i giorni il Signore. Come è ovvio, la complessità dell'essere genitori ha portato grandi sfide e grandi ricompense. Ci sono state notti in cui siamo rimasti svegli, chiedendoci dove avessimo sbagliato.

La nostra fede in Gesù è importante per entrambi. Siamo andati a messa insieme e abbiamo guardato alla Chiesa per avere una guida. Di tanto in tanto abbiamo guardato anche i documenti della Chiesa, ma sembravano provenire da un altro pianeta: scritti con un linguaggio difficile e non così tanto rilevanti per la nostra personale esperienza.

Nel nostro viaggio quotidiano condiviso, siamo stati in prima battuta influenzati dalla partecipazione di altre coppie sposate e di alcuni sacerdoti. In particolare attraverso i movimenti laici di spiritualità, come l'Equipe Notre Dame e il Worldwide Marriage Encounter. Il processo consisteva in un ascolto in preghiera delle storie altrui e nell'accettazione e affermazione nel contesto degli insegnamenti della Chiesa. Non si parlava molto di legge naturale, ma per noi sono stati degli esempi di ciò che più tardi papa Giovanni Paolo avrebbe definito una delle maggiori risorse della Chiesa per l'evangelizzazione.

In maniera graduale siamo arrivati a comprendere che l'unica cosa che distingue la nostra relazione sacramentale da ogni altra buona relazione incentrata su Cristo è l'intimità sessuale, e abbiamo compreso che il matrimonio è un sacramento fisico che ha la sua più alta espressione in questa forma di intimità. Crediamo che fino a quando le coppie sposate non tributano la giusta reverenza all'unione sessuale, come parte essenziale della propria spiritualità, sia molto difficile che possano apprezzare la bellezza di insegnamenti come quelli della Humanae Vitae. Abbiamo bisogno di nuove vie e di nuovi linguaggi per toccare i cuori della gente.

Come suggerisce l'Instrumentum Laboris, la chiesa domestica ha molto da offrire alla Chiesa in senso più ampio nel campo dell'evangelizzazione. Ad esempio, la Chiesa affronta spesso la tensione di dover ribadire la verità esprimendo nel contempo compassione e misericordia. Le famiglie affrontano questa tensione sempre.

Prendiamo per esempio l'omosessualità. Alcuni nostri amici stavano organizzando il loro incontro familiare in occasione del Natale, quando il loro figlio gay ha detto di voler portare a casa anche il suo partner. I nostri amici credono pienamente agli insegnamenti della Chiesa, e sapevano che i loro nipoti li avrebbero visti dare il benvenuto in famiglia al proprio figlio e al suo partner. La loro risposta potrebbe essere riassunta in tre parole: "E' nostro figlio".

Che grande modello di evangelizzazione per le parrocchie che devono rispondere a situazioni simili nel loro circondario. È un esempio pratico di quello che l'Instrumentum Laboris dice riguardo il ruolo magisteriale della Chiesa e sulla sua missione principale, che è quella di far conoscere al mondo l'amore di Dio. Nella nostra esperienza le famiglie, le chiese domestiche, sono spesso il modello naturale delle "porte aperte delle chiese" di cui parla l'Evangelii Gaudium.

Una nostra amica divorziata dice che a volte non si sente pienamente accettata nella sua parrocchia. Eppure frequenta la messa con regolarità e con i suoi figli. Per il resto della parrocchia dovrebbe essere un modello di coraggio e di impegno davanti alle avversità. È da persone come lei che impariamo a riconoscere il fatto che tutti noi portiamo nelle nostre vite un elemento di rottura. Apprezzare la nostra propria rottura ci aiuta in maniera enorme a ridurre la nostra tendenza a giudicare gli altri, che è come un macigno sulla strada dell'evangelizzazione.

Conosciamo un'anziana vedova che vive con il suo unico figlio. Lui ha circa 40 anni, la sindrome di Down ed è schizofrenico. Lei si cura di lui in una maniera edificante, e la sua unica paura è chi si prenderà cura del suo figlio quando lei non ne sarà più in grado.

Le nostre vite sono toccate da tante famiglie simili a queste. Sono famiglie che hanno una comprensione di base di quello che la Chiesa insegna. Ma potrebbero sempre trarre beneficio da insegnamenti e programmi migliori. Eppure, più di tutto hanno bisogno di essere accompagnati nel loro viaggio, essere le benvenute, sapere che qualcuno ascolta e, alla fine, conferma le loro storie.

L'Instrumentum Laboris nota come la bellezza dell'amore umano rispecchia l'amore divino, come dice la tradizione biblica attraverso i profeti. Ma le vite familiari sono caotiche e piene di drammi. Sì, la vita familiare è "un casino". Ma lo è anche la parrocchia, che è "la famiglia delle famiglie".

L'Instrumentum Laboris si chiede come "il clero [potrebbe] essere preparato meglio nel presentare i documenti della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia". Ancora una volta, una strada potrebbe essere quella di imparare dalla chiesa domestica. Come ha detto Benedetto XVI "serve un cambiamento di mentalità riguardante particolarmente i laici, passando dal considerarli 'collaboratori' del clero a riconoscerli realmente 'corresponsabili' dell'essere e dell'agire della Chiesa, favorendo il consolidarsi di un laicato maturo ed impegnato". Ma questo richiede anche un grande cambiamento di atteggiamento da parte dei laici.

Abbiamo otto magnifici, unici nipoti. Preghiamo per ognuno di loro ogni giorno, perché ogni giorno sono esposti ai messaggi distorti della società moderna: anche quando camminano sulla strada per andare a scuola, questi messaggi appaiono sui cartelloni o sui loro smartphones.

L'alto rispetto per l'autorità - dei genitori, religiosa o secolare - se ne è andato da tempo. Quindi i loro genitori hanno imparato ad entrare nelle vite dei figli, per condividere valori e speranze e anche per imparare da loro in ritorno. Questo processo - entrare nelle vite delle altre persone e imparare da loro, così da condividere tutto - è al cuore dell'evangelizzazione. Come ha scritto papa Paolo VI nella Evangelii Nuntiandi "i genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto". Questa è stata di certo la nostra esperienza.

In realtà, riportiamo il suggerimento di una delle nostre figlie riguardo lo sviluppo di quello che lei chiama "il paradigma nuziale per la spiritualità cristiana", che si applica a tutti coloro (siano essi single, celibi o sposati) che vogliono fare del matrimonio il punto di partenza per la comprensione della propria missione. Avrebbe delle solide basi bibliche e antropologiche, e potrebbe illuminare l'istinto vocazionale per il senso di intimità e di volontà generatrice in ogni persona.

Ci ricorderebbe che ognuno di noi è stato creato per una relazione, e che il battesimo in Cristo significa appartenere al Suo corpo, che ci guida verso Dio che è una comunione trinitaria di amore. 

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