Conversioni forzate, spose bambine e morti a Gaza: l’8 marzo delle donne in Pakistan
Da Lahore a Faisalabad, fino agli indù nel Sindh in molti sono scesi in piazza per chiedere diritti e libertà. A Lahore lungo il percorso aquiloni con i nomi delle vittime innocenti del conflitto nella Striscia. Shazia George, direttrice Awam: aumentare stanziamenti per l’istruzione dal 2% al 4% del Pil e creare ambiente favorevole per coprire le disparità di genere nell’educazione.
Lahore (AsiaNews) - Intonando slogan e mostrando cartelli che invocano “tutela dei diritti” e pari opportunità, in molte città del Pakistan le donne sono scese in piazza ieri 8 marzo, nella Giornata internazionale dedicata all’universo rosa, chiedendo maggiori tutele al governo. Rilanciando il tema “Investire nelle donne: accelerare il progresso” e il motto della campagna “Ispira l’inclusione”, le manifestanti hanno voluto affermare una volta di più l’importanza della “diversità” e della “assunzione di responsabilità” in tutti i settori della società.
A Lahore le donne hanno iniziato la loro manifestazione dal Lahore Press Club, per concluderla nei pressi del Parlamento del Punjab. I partecipanti hanno cantato canzoni di pace e recitato poesie per porre fine alla discriminazione e alla violenza contro le donne. Le migliaia di partecipanti hanno invocato diritti per le donne e reso omaggio alle vittime della guerra a Gaza fra Israele e Hamas, chiedendo la fine immediata del conflitto. Lungo la strada gli organizzatori hanno esposto aquiloni bianchi in corrispondenza di ogni giorno di guerra, riportando i nomi di un bambino o di una bambina che hanno perso la vita a causa dell’escalation militare.
A Faisalabad i difensori dei diritti umani hanno organizzato un evento presso la Vision Hall per rilanciare l’impegno volto alla promozione di “società inclusive”. I manifestanti hanno evidenziato le difficoltà dei lavoratori domestici, che possono essere affrontate solo con soluzioni, attraverso maggiori poteri e responsabilità alle donne, maggiori investimenti sulla loro educazione, rafforzare l’uguaglianza e la partecipazione alla vita sociale.
Naveed Walter, presidente di Human Rights Focus Pakistan (Hrfp), ha ricordato come i lavoratori domestici, soprattutto le donne, sono i bersagli più facili degli abusi fisici, sessuali, psicologici e verbali nel Paese. Una situazione di particolare fragilità e vulnerabilità è quella delle domestiche minorenni, come è emerso in uno degli ultimi eventi di cronaca che ha riguardato la 14enne Rizwana, impiegata nella casa di un giudice civile a Islamabad, vittima di violenza domestica. L’attivista ha proseguito ricordando come un recente rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) mostra che una famiglia su quattro impiega un bambino nel lavoro domestico, soprattutto ragazze tra i 10 e i 14 anni. Egli ha infine affermato che sforzi collettivi possono cambiare la società e creare un mondo più inclusivo che non lasci indietro nessuno, compresi i lavoratori domestici, raggiungendo i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030.
Interpellata da AsiaNews Shazia George, direttrice Awam, ha sottolineato che 11,4 milioni di ragazze, nella fascia di età tra i 10 e i 14 anni, “non hanno mai frequentato la scuola e la percentuale più alta è quella delle donne”. L’attivista sottolinea anche la mancanza di strutture scolastiche, le pratiche consuetudinarie, i matrimoni tra minorenni, le molestie sessuali e il numero inadeguato di scuole per ragazze/donne che finiscono per accrescere il tasso di abbandono scolastico tra le ragazze. Da qui l’invito al governo ad aumentare gli stanziamenti per l’istruzione dal 2% al 4% del Pil e a creare un ambiente favorevole per coprire le disparità di genere nel campo dell’educazione; in particolare è necessario intervenire sulla pratica del matrimonio minorile fissando l’età legale del matrimonio a 18 anni per entrambi i sessi.
“Il contesto locale - afferma - impedisce alle donne di partecipare alla vita politica, come dimostrano la registrazione degli elettori e l’affluenza femminile alle elezioni generali del 2024, che evidenziano la forte influenza patriarcale”. “La tendenza all’aumento dei matrimoni forzati e infantili, il numero crescente di violenze contro le donne e i crimini legati all’onore - conclude - richiedono sforzi concertati degli attori governativi e non governativi per cambiare il contesto”.
Nella provincia del Sindh anche la comunità indù ha promosso una manifestazione esortando il governo a fermare i matrimoni forzati e la conversione dei membri delle minoranze, in particolare delle ragazze minorenni indù. L’attivista Chaman Lal ha dichiarato: “Dobbiamo tutti insieme alzare la voce e parlare all’unisono. Chiediamo al governo pakistano di dimostrare il suo impegno a proteggere i cittadini, soprattutto le minoranze religiose più vulnerabili, perché il tempo dell’inazione è finito e serve intraprendere azioni forti contro i responsabili come Mian Mithu e Pir Ayub jan Sarhandi, leader musulmani che convertono con la forza le ragazze minorenni indù”.
22/03/2020 12:07
17/12/2020 08:35