Contrordine: Pechino blocca il commercio di zampe di tigri e corna di rinoceronti
È una delle poche volte in cui la Cina si mostra sensibile alle forti pressioni degli ambientalisti locali e stranieri. In Cina esistono solo una trentina di tigri selvatiche.
Pechino (AsiaNews) – La Cina fa marcia indietro sulla decisione di legalizzare il commercio di zampe di tigri e corna di rinoceronti, dopo le molte critiche piovute sul governo, che con la sua scelta metterebbe a rischio delle specie in pericolo di estinzione.
Ieri, Ding Xuedong, vicesegretario generale del Consiglio di Stato, ha dichiarato alla Xinhua che il governo ha deciso di posporre l’ordinanza emessa lo scorso mese con cui si toglieva il bando al commercio di prodotti derivati da tigri e rinoceronti. “Il governo cinese – ha detto – non ha cambiato la sua posizione sulla protezione della fauna selvaggia e non ridurrà la soppressione di traffici illegali e altre attività criminali legate al commercio di rinoceronti e tigri”.
Non è chiaro per quanto tempo durerà ancora il divieto. Il gesto appare come una rara concessione del governo cinese verso le pressioni sempre più forti degli ambientalisti locali e internazionali.
La Cina aveva bandito il commercio di corna di rinoceronte e di ossa di tigre nel 1993. La medicina cinese tradizionale crede che le parti di questi animali hanno prodigiosi effetti sulla salute e possono curare diverse malattie. Al presente, gli zoologi ritengono che in Cina esistano meno di 30 tigri selvatiche.
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