Contro materialismo e crisi economica, la società thai riscopre i valori del Buddha
Bangkok (AsiaNews) - Contro il materialismo imperante nella società, la ricerca ossessiva del denaro, dei beni terreni e la crisi spirituale dilagante, i buddisti thai ricordano che "il cammino verso l'illuminazione" indicato dal "risvegliato" è la sola via per creare "un mondo di pace". In concomitanza con le celebrazioni per i 2600 anni dall'illuminazione del Buddha, meglio nota come "Buddha Chayatee (Bc)", i fedeli hanno voluto promuovere incontri ed eventi volti a rinsaldare la centralità della fede e della religione nella vita della nazione. Anche la Thailandia, infatti, negli ultimi anni ha promosso una politica basata sull'economia, sul successo personale, trascurando l'elemento spirituale e religioso. Gli scandali che hanno colpito alcuni monasteri e figure di primo piano del buddismo locale hanno aumentato fratture e abbandoni. Per questo gruppi e singoli individui cercano di rilanciare il valore della religione e gli insegnamenti del Buddha, ancora oggi essenziali per la pace e l'armonia sul piano locale e internazionale.
Dal 4 al 30 giugno in tutta la Thailandia si sono svolti eventi e commemorazioni per i ricordare i 2600 dell'illuminazione del Buddha. Nella giornata conclusiva, il movimento "Public Stage" ha inaugurato un incontro al Buddhamondhol Buddhist Center di Bangkok, al quale hanno partecipato centinaia di persone fra monaci, monache e fedeli. Al centro del confronto, il valore passato e presente della religione, insieme alle vie da promuovere in futuro per valorizzare il buddismo nella società thai. Per raggiungere lo scopo è necessario però accrescere il ruolo delle scuola e degli istituti educativi, chiamati a promuovere fra gli alunni gli insegnamenti del Buddha e il loro valore per la vita contemporanea.
In Thailandia vivono 62,8 milioni di persone, di cui 10 milioni concentrati nell'area metropolitana di Bangkok. La grande maggioranza, quasi il 95%, professa il buddismo, mentre il 4% è musulmano (soprattutto al sud) e l'1% cristiano, di cui 300mila cattolici. Per questo il Paese è ancora oggi considerato il centro mondiale della religione, con gli oltre 33mila fra monasteri e istituti sparsi sul territorio, anche se attraversa un periodo di crisi profonda nelle vocazioni e nella pratica del culto. Per Somchai Preeechasilp, famoso editorialista, la causa è da ricercare nel crescente materialismo, unito alla grave crisi economica. La globalizzazione, aggiunge, pone delle sfide ai principi del buddismo, ai valori, alla morale che le persone dovrebbero usare nel concreto per rafforzare la loro spiritualità.
Prapapatra Niyom, direttore della Buddhist Path School (Bps), spiega che spetta agli istituti il compito di sviluppare nello studente tutti gli aspetti della persona: fisici, mentali, emotivi e sociali. Per questo ha avviato un programma pre-scolare, dedicato ai bambini delle materne, con l'obiettivo di formare giovani buoni, educati e istruiti, capaci di rappresentare al meglio il futuro della nazione. Fin da piccoli gli alunni sono così chiamati a recitare le preghiere del mattino, meditare almeno cinque minuti al giorno sugli insegnamenti del Buddha e usare le sue massime nella risoluzione dei problemi quotidiani.
Come ha fatto la piccola Saifon, il cui nome significa "goccia di pioggia", cieca fin dalla nascita, ma desiderosa di essere "illuminata" seguendo l'esempio del "maestro". Uno studente universitario di nome Yarnapatra Yodkaew ricorda infine che ogni buon fedele buddista deve sviluppare tre caratteristiche peculiari: la disciplina nel preservare gli insegnamenti dell'illuminato, la ricerca della solitudine per la meditazione personale e l'intelligenza nel capire quali soluzioni adottare quando si è chiamati ad affrontare un problema o una sfida.