Contro l’estradizione: Giustizia e Pace di Hong Kong chiede solidarietà ai cattolici nel mondo e al G20
Un’inchiesta indipendente sulle violenze della polizia contro i manifestanti; la cancellazione della definizione di “rivolta” alle manifestazioni avvenute nel territorio; il ritiro della legge sull’estradizione. Sono le richieste espresse in una lettera aperta in cui si domanda alle altre Commissioni di Giustizia e pace nel mondo di sostenerle con la preghiera e la pressione sui loro governanti. Il tutto in nome della dottrina sociale della Chiesa (“una legge in contrasto con la ragione è una legge iniqua e un atto di violenza”- Cfr Sezione 398, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace).
Hong Kong (AsiaNews) – In una lettera aperta diffusa ieri sera, la Commissione diocesana di Giustizia e Pace, chiede alle Commissioni asiatiche dell’organismo di pregare per loro e sostenere le richieste della popolazione di Hong Kong: un’inchiesta indipendente sulle violenze ad opera della polizia sui manifestanti; cancellare la definizione di “rivolta” alle manifestazioni avvenute nel territorio; ritirare la legge sull’estradizione.
La stessa richiesta è rivolta ai Paesi del G20 che domani si incontrano ad Osaka. Alle Commissioni nazionali di Giustizia e Pace si chiede di fare pressioni sui loro governi. La serie di richieste è simile a quella espressa in una dichiarazione comune del card. John Tong Hon, amministratore apostolico della diocesi, e di Eric So Shing-it, presidente del Consiglio cristiano (protestante) di Hong Kong.
Riportiamo qui sotto il testo della Lettera (traduzione a cura di AsiaNews).
Lettera aperta della Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Hong Kong alle rispettive Commissioni nazionali di Asia, alcuni Paesi del G20, Australia e Nuova Zelanda per esortarle a trasmettere le nostre preoccupazioni e richieste ai loro governi, a stare con noi e pregare per Hong Kong.
Sotto la Fugitive Offenders and Mutual Legal Assistance Legislative (Amendment) Bill 2019 (“il disegno di legge sull’estradizione”) proposto dal governo di Hong Kong, i cittadini del Territorio e gli stranieri che vi soggiornano o transitano potrebbero essere estradati non solo in Cina, ma anche in qualsiasi altra giurisdizione del mondo; sono compresi i Paesi che non hanno ancora firmato o attuato il Patto internazionale sui diritti civili e politici (Iccpr).
Questi regimi includono Cina, Corea del Nord e Zimbabwe, con cui Hong Kong non ha alcun accordo formale di estradizione. Considerando il pessimo livello e le dolorose testimonianze che provengono da questi Paesi su stato di diritto, libertà di religione, di stampa e sui diritti umani – che sono lontanissimi dagli attuali standard di Hong Kong – restiamo del tutto scettici sul fatto che con il passaggio della proposta di legge, possano essere salvaguardati la sicurezza personale ed i diritti alla proprietà dei cittadini di Hong Kong.
Come risultato del disegno di legge sull'estradizione si prevede la rottura del principio “Un Paese, due sistemi”, la già fragile parete che protegge Hong Kong dalla Cina continentale. Ciò ha causato le maggiori preoccupazioni tra gli hongkonghesi.
Senza un'adeguata attività di consultazione pubblica, il governo di Hong Kong ha cercato di velocizzare l’iter legislativo dell'impopolare provvedimento sull'estradizione, con totale disprezzo di pratiche e convenzioni parlamentari consolidate.
Il tentativo di riprendere in modo diretto la seconda lettura del disegno di legge nel Consiglio legislativo, senza passare attraverso il giusto processo di controllo, ha reso evidente che il capo dell'esecutivo ed il segretario alla Sicurezza hanno derubato il pubblico ed i suoi rappresentanti eletti del diritto di influenzare la stesura del provvedimento, nonché una palese mancanza di rispetto verso la dignità della legislatura. Per questo, esprimiamo la nostra profonda indignazione. Mentre la giustizia dovrebbe essere sostenuta nel doloroso caso di omicidio a Taiwan, non è saggio trovare giustizia con una soluzione ingiustificata, che comporterebbe il sacrificio del bene più grande per il pubblico in generale.
Il pubblico si è più volte espresso ad alta voce contro il disegno di legge sull’estradizione, iniziando con la protesta di 130mila persone il 28 aprile 2019, seguita dalle partecipazioni record di 1,03 milioni di manifestanti prima e 2 milioni a metà giugno, oltre al sacrificio di un attivista che è morto cadendo mentre esponeva uno striscione all'esterno di un edificio.
Nonostante il dissenso generale, il 12 giugno 2019 la polizia ha risposto reprimendo manifestanti pacifici e disarmati con pugno di ferro, causando vittime sproporzionate e le proteste di una popolazione infuriata.
Esortiamo il governo di Hong Kong a:
1) Istituire una Commissione d'inchiesta del tutto imparziale ed indipendente sulle circostanze degli incidenti avvenuti il 12 giugno 2019 e la condotta delle Forze di polizia;
2) Ritrattare la descrizione ufficiale della protesta del 12 giugno 2019, definita come “una rivolta”;
3) Infine, accogliere le richieste del pubblico ritirando subito dal Consiglio legislativo il disegno di legge sull'estradizione.
Secondo il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, “l'autorità deve emanare leggi giuste, cioè conformi alla dignità della persona umana e ai dettami della retta ragione”. ‘La legge umana in tanto è tale in quanto è conforme alla retta ragione e quindi deriva dalla legge eterna. Quando invece una legge è in contrasto con la ragione, la si denomina legge iniqua; in tal caso però cessa di essere legge e diviene piuttosto un atto di violenza’ (Sezione 398, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace).
Mentre i leader mondiali si incontrano in Giappone per il vertice del G20, imploriamo la vostra Commissione [di Giustizia e Pace] di trasmettere le nostre preoccupazioni e richieste ai vostri governi, di stare con noi e di pregare per Hong Kong.
27/06/2019 08:51
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