Contro la crisi energetica Tashkent installa pannelli solari di Stato (che non funzionano)
Cittadini e imprenditori si stanno lamentando dell'iniziativa imposta dall'alto, con i commercianti che devono farsi carico di tutte le spese. Secondo gli osservatori “si tratta dell’ennesima iniziativa propagandistica” del presidente Savkat Mirziyoyev, che, non non riuscendo a risolvere il deficit di elettricità, si inventa nuove formule per favorire “qualche monopolista vicino al governo”.
Tashkent (AsiaNews) - È in corso in Uzbekistan una campagna a tappe forzate per l’installazione dei pannelli solari su tutti gli edifici pubblici, gli ospedali, le scuole e anche le aziende private. Ma gli imprenditori si stanno lamentando del fatto che tale operazione venga imposta dall’alto, senza legittimazione e senza accordi preventivi, dai locali “khokimy” (sindaci) delle città e governatori regionali. Negli edifici statali, infatti, i pannelli vengono sistemati a spese del bilancio pubblico, mentre le imprese devono pagare di tasca propria.
I negozi di alimentari che si rifiutano di installare i pannelli solari vengono esclusi dalle forniture di energia elettrica e i prodotti si rovinano nelle camere di congelamento e nei frigoriferi spenti, con perdite ben maggiori delle spese richieste. Le aziende d’installazione firmano i contratti solo con gli imprenditori raccomandati dai khokimy, mentre i cittadini hanno sottolineato anche il fatto che non ci sono garanzie che i pannelli, importati dalla Cina, abbiano capacità di durare a lungo.
Molti osservano con malcelata amarezza che “si tratta dell’ennesima iniziativa propagandistica” del presidente Savkat Mirziyoyev, che non riesce a risolvere il problema del deficit di energia elettrica nel Paese, e allo stesso tempo inventa nuove formule per favorire “qualche monopolista vicino al governo”, secondo le voci raccolte sotto anonimato dai cronisti di Radio Ozodlik.
Tutte le iniziative energetiche dell’Uzbekistan dipendono dal decreto generico di Mirziyoyev del 16 febbraio “sulle misure di accelerazione dell’adozione di fonti rinnovabili di energia, e di tecnologie per l’energia sostenibile nel 2023”. Per soddisfare la disposizione sono stati investiti miliardi di sum, con effetti deprimenti come quelli dei pannelli solari obbligatori, che non permettono neppure di attaccare un frigorifero alla presa.
Un imprenditore di Fergana ha raccontato di aver temporeggiato quando i rappresentanti dell’azienda energetica sono venuti a sistemare i pannelli senza preavviso: “Ho chiesto di darci il tempo di fare i conti sulle spese da sostenere e adesso ho tutta la merce in deperimento senza elettricità”. La scena si è ripetuta per altre tre o quattro volte, finché il padrone del negozio non ha accettato di caricarsi dell’operazione, mettendo un pannello che produce un solo kilowattora di energia e pagando 15 milioni di sum (circa 2mila euro), per i quali ha dovuto chiedere un prestito in banca al 24% di interesse.
Il negoziante ha continuato a spiegare che “l’hokhimat ci ha detto di conoscere un’ottima ditta per installare i pannelli, ma ci hanno chiesto troppo e abbiamo chiamato i tecnici del mercato, che conosciamo bene, e hanno fatto il lavoro in fretta. Ci hanno messo un accumulatore che basta solo per un’ora e mezza, al massimo ci si può tenere accesa una lampadina”. Anche negli uffici comunali molti sono scontenti dell’iniziativa “calata dall’alto”, ma non possono opporsi agli ordini di Tashkent.
I pannelli “statali”, a detta della maggior parte dei cittadini, sono molto poco efficaci, e per sistemare attrezzature in grado di produrre sufficiente energia sarebbero necessari investimenti molto più corposi, sia negli edifici pubblici che privati, per produrre almeno 5 kWh per le necessità di una media azienda. Gli invertitori ibridi, di produzione americana, costano più di 1.000 dollari l’uno, e ogni pannello costa 600-700 dollari, per non parlare di tutta una serie di altre spese. L’impressione è che i “monopolisti” vicini al presidente abbiano acquistato enormi quantità di pannelli di scarsa qualità che ora devono rivendere in qualche modo.
Anche le “ditte di installazione” non sono altro che gli stessi importatori dei pannelli, senza veri specialisti e montatori, col risultato che le operazioni risultano ovunque piuttosto difettose, senza vere garanzie di durata e resistenza e senza assunzione di responsabilità.
Anche gli asili di Kashkadary sono stati ricoperti di pannelli molto approssimativi, e le maestre e il personale sono stati costretti a metterseli pure sui tetti delle case, servendosi dell’unica ditta indicata dal khokim, che ha spiegato che “qui non serve la concorrenza”.
19/07/2022 10:35