Contro l’aborto, a difesa della vita: i cattolici vietnamiti celebrano l’8 marzo
Ho Chi Minh City (AsiaNews) - Per i cattolici vietnamiti la Festa della donna, celebrata ieri 8 marzo, ha rappresentato un'occasione per difendere i valori non negoziabili della vita umana, sin dal suo concepimento, e la lotta contro l'aborto. Di recente, infatti, il Comitato del popolo di Ho Chi Minh City ha lanciato una campagna di pianificazione familiare - in tutto simile ad altre nazioni asiatiche - che incoraggia donne povere e giovani a interrompere la gravidanza, dietro compenso di circa 50 dollari e una sorta di assicurazione sanitaria che permette di godere di cure mediche in caso di necessità. A dispetto delle politiche governative, in molte scuole, in alcuni uffici e nelle famiglie, la Giornata mondiale della donna è servita per rilanciare lo spirito della cultura e dei valori tradizionali e per ascoltare le parole della Bibbia, quando ricorda che "Dio ha creato l'essere umano uomo e donna", entrambi hanno pari dignità e "si completano a vicenda".
Nella società vietnamita di oggi vige la supremazia degli uomini; le donne sono relegate ai margini e spesso discriminate, vittime di violenze e abusi anche fra le pareti domestiche. In particolare, la cultura socialista di cui è impregnato il Paese ha comportato un crollo nella morale e nei valori; sono soprattutto i giovani le prime vittime di questo materialismo imperante, che li porta a vivere, lavorare, agire solo sotto il controllo di una rigida ideologia politica il cui obiettivo ultimo è l'arricchimento, come confermano professori, sociologi ed educatori.
La signora Maria H.T., catechista di Ho Chi Minh City, sottolinea ad AsiaNews che "per far fronte ai problemi sociali", il governo e le autorità devono promuovere "programmi dedicati all'educazione sessuale" e alla valorizzazione della dignità umana. "A nome della Chiesa cattolica in Vietnam - aggiunge - cercheremo di parlare ai giovani e ai loro genitori" centrando l'attenzione sul tema dell'interruzione di gravidanza "spiegando loro che l'aborto è un omicidio e uno scempio".
I cattolici vietnamiti contrastano con forza le politiche familiari promosse la scorsa settimana dalle autorità della ex Saigon, che in un programma quinquennale (2011 - 2015) mirano al controllo della popolazione. Questo protocollo consente di rivolgersi alle strutture ospedaliere della città per la sterilizzazione, a fronte di un compenso di 50 dollari e tessera sanitaria gratuita per due anni.
Queste politiche hanno portato le giovani donne ad uccidere i feti per denaro; a fronte di 100 nascite, vi sono oltre 75 che non hanno invece alcuna opportunità di venire al mondo perché "non voluti". Una recente ricerca mostra che il 51% degli studenti in città è favorevole all'interruzione di gravidanza e la maggioranza ritiene "normale" la convivenza pre-matrimoniale. Anche l'aborto per le minorenni è un fatto lecito, che va stabilito per legge. E le cifre fornite dal dipartimento sanitario confermano l'emergenza: ogni anno nel Paese vi sono 1.400mila casi di aborto e, di questi, circa 500mila riguardano minorenni.
Le ultime statistiche ufficiali, risalenti all'aprile 2009, mostrano che il Vietnam ha una popolazione di 85.789.573 individui. Le donne sono 43.307.024, mentre gli abitanti delle aree urbane 25.374.262, pari al 29,6% della popolazione; il 70,4%, invece, risiede nelle aree rurali, povere e arretrate. Il tasso di fertilità è di 19,58 ogni mille donne; la mortalità infantile di 29,88 bambini ogni mille.
14/02/2020 15:05
09/07/2021 08:53