Contro i talebani: le frustate alla 17enne nello Swat un “atto barbarico”
di Qaiser Felix
In numerose città pakistane proteste e manifestazioni di piazza contro la follia dei fondamentalisti islamici. La Corte suprema apre un processo pubblico contro i responsabili. La giovane non testimonia per timore di ritorsioni. Gli estremisti respingono le accuse e parlano di “falso”.
Islamabad (AsiaNews) – La fustigazione pubblica della 17enne Chand Bibi compiuta dai talebani, ripresa con un telefono cellulare e diffusa in tutto il mondo, è un “atto barbarico”. In Pakistan monta una protesta che si estende in tutto il Paese; la condanna è pressoché unanime. Muslim Khan, portavoce del gruppo fondamentalista islamico Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP), parla invece di un video “falso” montato ad arte. Nei giorni scorsi egli aveva rivendicato la “legittimità” del gesto.
Il 3 aprile scorso le tv pakistane hanno trasmesso un video in cui una ragazza veniva colpita più volte da un talebano con la barba lunga, il capo coperto da un turbante e armato di frusta. La ragazza è stata punita perché avrebbe avuto una “relazione illecita con il suocero”. L’episodio è avvenuto nella Swat Valley, teatro di un recente accordo fra il governo della North West Frontier Province (Nwfp) e il movimento Tahrik-e-Nifaz Shariat Muhammadi (Tnsm) in seguito al quale è stata introdotta la legge islamica.
Iftikhar Mohammad Chaudhry, capo della Corte suprema, definisce il gesto una “seria violazione dei diritti umani di base” e ha ordinato al Ministro degli interni di convocare la ragazza davanti alla corte. Egli ha costituito un tribunale speciale formato da otto giudici sotto la sua presidenza; oggi si è tenuta la prima udienza, ma la ragazza non si è presentata a deporre. Latif Khosa, procuratore generale, ha chiesto udienze a porte chiuse perché la materia è “molto delicata”. Chaudhry ha rigettato la domanda, sottolineando che la fustigazione è stata diffusa dai media e anche il processo deve “essere pubblico”.
Chand Bibi, la giovane vittima dei talebani, non si è presentata davanti ai giudici e nega di aver subito violenze, per paura di ritorsioni da parte di fondamentalisti. L’ispettore generale della Nwfp ha riferito alla corte che la polizia “non ha accesso a molte zone della provincia” in mano ai talebani.
In Pakistan si moltiplicano le proteste contro le violenze degli estremisti islamici. Sabato scorso il Labour Party of Pakistan ha indetto una manifestazione davanti al circolo della stampa di Karachi, alla quale hanno aderito moltissime donne. A Lahore migliaia di cittadini hanno marciato per la pace, contro il terrorismo e la fustigazione della giovane. Erano presenti studenti, insegnanti, attivisti per i diritti umani, attori, artisti, giornalisti, avvocati e semplici cittadini. Ma è tutto il Pakistan che sembra ribellarsi al fondamentalismo, rivendicando il rispetto dei diritti umani di base per tutti.
Dal fronte talebano arrivano invece le accuse di “falso” e di “distorsione” della realtà. Maulana Fazlur Rehman, del movimento fondamentalista Jamiat Ulema‑e‑Islam‑Fazl (JUI‑F) parla di “cospirazione” promossa da quanti vogliono “sabotare l’accordo di pace”. Egli accusa inoltre le organizzazioni non governative che lavorano per i diritti delle donne di aver “innescato la protesta prima ancora che i fatti fossero confermati”.
Secca la smentita degli attivisti, che ribadiscono l’autenticità del filmato. Samar Minallah, regista di documentari, chiarisce di aver ricevuto il video da un attivista della Swat Valley e conferma che il dialetto della ragazza è quello pashtun, parlato nella zona pakistana al confine con l’Afghanistan. Samar aggiunge che tutti sapevano dell’incidente, ma il governo provinciale vuole deviare l’attenzione delle masse dalla violenze e dai soprusi subiti dalle donne. “Muslim Khan – conclude l’attivista – ha affermato che la ragazza andava lapidata, invece è stata ‘solo’ frustata”.
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