13/12/2005, 00.00
HONG KONG - WTO
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Contrasti e proteste al summit dell'Organizzazione mondiale del commercio

Paesi ricchi e in via di sviluppo hanno posizioni distanti. I Paesi poveri chiedono l'eliminazione delle politiche protezionistiche e ricordano che i loro contadini muoiono di fame. Migliaia di manifestanti nelle vie, scontri con la polizia.

Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) - E' iniziato oggi a Hong Kong il 6° meeting dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), decisivo per la liberalizzazione degli scambi commerciali. A confronto gli interessi di Paesi ricchi e poveri, nella difficile ricerca di un compromesso.

Migliaia di persone sono sfilate per le vie, con slogan, canti e battendo il tamburo, uno striscione dice che "Nessun accordo è meglio che un cattivo accordo". Gli agricoltori di vari Paesi – oltre 1.200 della Corea del Sud - portano fasce rosse intorno al volto con la scritta "abbasso il Wto". Hanno cercato di aggirare la polizia e raggiungere la zona del congresso,  e molti si sono gettati nel mare per raggiungere a nuoto la sede a Wan Chai.

Dall'incontro di Doha nel 2001, gli Stati membri si sono impegnati ad abbattere gli ostacoli a un commercio libero, quali imposizioni fiscali sui prodotti esteri, divieti all'importazione e quote limite, sussidi a favore della produzione nazionale. Gli Stati poveri, India e Brasile in testa, chiedono che i Paesi ricchi (anzitutto Stati Uniti e Unione Europea) abbassino le tasse sulle importazioni, specie nel settore agricolo, o cessino di dare sussidi ai propri agricoltori. Solo così sono disposti a concedere pieno ingresso a merci e servizi esteri, quali servizi bancari e di telecomunicazione, molto desiderati da Usa e Ue. Ma c'è timore che gli Stati industrializzati perseguano politiche corporative.

Lontane le posizioni tra i 149 Stati membri. Gli Stati Uniti propongono di togliere ogni sussidio alle esportazioni dal 2010, ma il ministro del Commercio del Benin, Massiatou Latoundji Lauriano, risponde che "entro il 2010 i nostri contadini possono morire". Peter Mandelson, Commissario al Commercio Ue, già avverte che seppure "non raggiungeremo quanto si sperava, non sarà un disastro" e ripete di non concentrarsi solo sulla questione agricola. Robert Portman, rappresentante Usa, ricorda che i colloqui sono fermi da 4 anni e che occorre giungere a una decisione.

Un  ulteriore impasse - osserva Pascal Lamy, capo del Wto - sarebbe pericoloso per la credibilità dell Wto e potrebbe portare alla ricerca di accordi bilaterali o regionali. Molti osservatori si aspettano, al massimo, accordi in settori come i prodotti tessili e i medicinali a basso prezzo, dove già esistono intese plurilaterali. La liberalizzazione degli scambi – dice la Banca mondiale - porterebbe vantaggio all'economia globale, con maggiori scambi per 300 miliardi di dollari Usa annui. Darebbe anche un grande aiuto a 140 milioni di poveri (che vivono con meno di 2 dollari al giorno), specie in Stati come Cina e Brasile.

Anche i Paesi del sud est asiatico, le cui esportazioni sono il 18% del totale mondiale, beneficierebbero della liberalizzazione.

La piena apertura dei mercati aiuterebbe anche i Paesi in via di sviluppo ad adeguare il loro mercato a quello mondiale. Solo così - dicono molti esperti - potranno cominciare a ridursi le sacche di lavoro sotto pagato e la massiccia migrazione di lavoratori non qualificati da uno Stato all'altro. (PB)

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