Continua la protesta contro la giunta. Insoddisfazione verso le decisioni vaghe dell’Asean
Da oggi nuova campagna: la popolazione è invitata a non pagare l’elettricità, i prestiti per l’agricoltura, non mandare i figli a scuola. Il consenso raggiunto a Jakarta da parte dell’Asean non dice nulla sulla liberazione dei prigionieri politici. La giunta continua ad arrestare e uccidere.
Yangon (AsiaNews) – Gruppi di attivisti per la democrazia, hanno deciso stamane di lanciare una nuova ondata di proteste contro la giunta militare e il suo colpo di Stato. In particolare si chiede alla popolazione di non pagare più l’elettricità, i prestiti per l’agricoltura, non mandando i propri figli a scuola. La nuova campagna dovrebbe accrescere i rischi per l’economia del Paese, già segnata dallo sciopero di disobbedienza civile.
Le proteste sono riprese ieri con foga in molte città, dopo la diffusione dei risultati dell’incontro Asean (Associazione delle nazioni del sudest asiatico) a Jakarta sulla crisi del Myanmar, a cui partecipava anche il gen. Min Aung Hlaing, capo della giunta militare.
Il comunicato finale dell’Asean sottolineava 5 punti di consenso: un’immediata fine delle violenze “da tutte le parti”; dialogo costruttivo cercando una “soluzione pacifica nell’interesse del popolo”; l’invio di un inviato speciale Asean per mediare nel processo del dialogo; assistenza umanitaria; una visita dell’inviato e di una delegazione Asean per incontrare le varie parti.
Molti commenti sui social, da parte della popolazione e degli oppositori al regime militare, fanno notare che nei punti del consenso manca un riferimento alla liberazione dei prigionieri politici, e fra cui vi sono Aung San Suu Kyi, il presidente U Win Myint, politici e attivisti.
Il comunicato finale dell’Asean cita che “hanno sentito” questa richiesta, ma non si è giunti a questa conclusione. Secondo alcuni media, ad insistere sulla liberazione dei prigionieri è stato il premier di Singapore Lee Hsien Loong. Un altro elemento mancante è il riconoscimento delle elezioni del novembre scorso, in cui il partito di Aung San Suu Kyi ha stravinto, e che proprio per questo – perché mette in crisi il potere dei militari – la sua vittoria è stata cancellata con il colpo di Stato.
Un terzo elemento mancante è una data per l’attuazione del cessate-il-fuoco, del dialogo, della visita. Il “dott. Sasa”, portavoce del nuovo governo di unità nazionale, che vive nascosto e in esilio, ha sottolineato che “i risultati della riunione dell’Asean dovranno tradursi in fatti sul terreno”. In ogni modo, egli apprezza che l’Asean si sia arrischiata a prendersi cura della crisi birmana.
Per il resto, va detto che il 24 aprile, giorno dell’incontro di Jakarta, ieri e oggi, oltre alle proteste, sono continuate le uccisioni e gli arresti. Gli assassinati dalla giunta hanno raggiunto la cifra di 745. A Mandalay, il 24 aprile, è stato ucciso anche un giovane di 22 anni, Kaung Htet Naing. Dopo averlo colpito con armi da fuoco, i soldati hanno infierito sul cadavere con calci e pestaggi, e infine hanno sequestrato la salma (foto 3). Il numero degli arrestati è arrivato fino a 3371. Fra essi vi è anche Tu Tu Tha, 49 anni, ex direttrice del giornale The Irrawaddy (foto 4). Il 24 sera è stata messa agli arresti domiciliari insieme al figlio 18enne, suo fratello minore e un amico. Fino ad oggi almeno 39 giornalisti sono stati arrestati.
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