Contesa marittima con Beirut: al via i test israeliani per estrazione gas da Karish
I vertici dei servizi di sicurezza hanno dato il nulla osta alla società Energean per la sperimentazione. Il ministro israeliano della Difesa annuncia una “risposta risoluta” in caso di attacco da parte di Hezbollah e non esclude un “conflitto più ampio”. Il movimento sciita libanese ha minacciato rappresaglie in caso di estrazione senza accordo.
Tel Aviv (AsiaNews) - Israele ha avviato i test per l’estrazione di gas dal controverso giacimento di Karish, rivendicato dal Libano in una annosa disputa sui confini marittimi nel Mediterraneo. Secondo quanto ha riferito ieri l’emittente Channel 12, i vertici dei servizi di sicurezza dello Stato ebraico hanno dato il via libera alla società internazionale di perforazione (con sede a Londra) Energean per avviare le sperimentazioni. Un passo che potrebbe inasprire la tensione con Beirut e far naufragare la via diplomatica per un accordo, oltre a innescare la risposta militare di Hezbollah col timore di una nuova guerra regionale.
In una nota la società si è detta “lieta” di confermare un “passo importante nel processo” di “commissioning” (attività di verifica sulle prestazioni) dell’unità galleggiante di “produzione, stoccaggio e scarico” di Energean Power. Ottenuto il via libera dal ministero israeliano dell’Energia, la società ha avviato le procedure per i test con il flusso di gas dal sottosuolo.
L’emittente pubblica Kan ha aggiunto che le operazioni di pompaggio dal sito in un regime di piena operatività potrebbero essere definite entro poche settimane dall’avvio dei test. Nei giorni scorsi il ministro israeliano della Difesa Benny Gantz ha dichiarato che il proprio Paese andrà avanti con l’estrazione del gas dal campo di Karish, incurante delle minacce di Hezbollah e la possibile escalation militare. Egli ha annunciato una “risposta risoluta” in caso di attacchi “per via aerea, marittima o terrestre”. E se lo scontro dovesse trasformarsi in un “conflitto più ampio, faremo a pezzi il Libano, e questo sarebbe un vero peccato”.
Il 6 ottobre scorso Israele ha respinto la revisione della bozza di accordo con Beirut, elaborata dall’inviato speciale Usa Amos Hochstein, e che dovrebbe mettere la parola fine alla contesa sui confini marittimi tra i due Paesi. Inoltre, una possibile vittoria alle urne dell’ex premier Benjamin Netanyahu - che ha ne ha già criticato i termini considerandolo nullo - alle elezioni del primo novembre potrebbe mettere la parola fine alla già difficile opera di mediazione.
Libano e Israele sono in disputa per un’area marittima di 860 chilometri quadrati (332 miglia quadrate), secondo le mappe inviate dai rispettivi governi alle Nazioni Unite nel 2011. La zona è ricca di gas naturale e petrolio. A partire dal 2020, si sono tenute cinque sessioni di negoziati indiretti sulla questione sotto l’egida dellìOnu e la mediazione degli Stati Uniti, con l’ultimo round svoltosi nel maggio 2021.