20/04/2016, 08.59
SIRIA - ONU
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Conflitto siriano: le opposizioni abbandonano i colloqui di pace di Ginevra

Una parte della delegazione lascia il tavolo dei negoziati, accusando il governo siriano di massacri. Raid aerei governativi colpiscono due mercati nella provincia di Idlib, 44 civili uccisi. Damasco apre alla formazione “di un più ampio governo di unità”. Stati Uniti e Russia lavorano per salvare la tregua. 

Ginevra (AsiaNews/Agenzie) - I principali rappresentanti delle opposizioni hanno cominciato a lasciare Ginevra, in Svizzera, sede dei dialoghi di pace Onu sulla Siria, giudicando “inaccettabile” la prosecuzione dei “colloqui indiretti” mentre Damasco “bombarda e affama i civili”. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdu), gruppo con base a Londra e informatori sul territorio, almeno 44 civili sono morti solo ieri a causa dei bombardamenti dell’aviazione governativa siriana, che ha preso di mira due mercati della provincia di Idlib, nel nord-est.

L’area è sotto il controllo di al Nustra, movimento jihadista escluso - come lo Stato islamico (SI) - dalla tregua sottoscritta il 27 febbraio scorso da regime e ribelli. Un cessate il fuoco parziale siglato con l’obiettivo di arginare un conflitto che, dal marzo 2011, ha causato almeno 270mila morti e milioni di sfollati, originando un’emergenza umanitaria senza precedenti.

Tuttavia, in questi ultimi giorni la tregua sembra vacillare a più riprese e i colloqui di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite non sembrano sortire gli effetti sperati. In risposta agli attacchi, l’opposizione siriana riunita nell’Alto comitato per i negoziati (Hnc), la più importante fazione ribelle e sostenuta dai sauditi, ha condannato i “massacri”. Si tratta, aggiungono i ribelli in una nota, di una conferma ulteriore del fatto che “sospendere i negoziati è stata la scelta giusta”. 

I vertici delle opposizioni hanno cominciato ad abbandonare la città svizzera, lasciando sul posto solo una rappresentanza “tecnica” come conferma il coordinatore generale Hnc Riad Hijjab che ha chiesto al Consiglio di sicurezza Onu di “rivedere” i termini della tregua.  

A dispetto dell’impegno dei rappresentanti delle Nazioni Unite, la scelta delle opposizioni costituisce un duro colpo per le speranza di pace e i negoziati in vista di una soluzione politica che preveda: una nuova Costituzione; elezioni presidenziali; elezioni parlamentari, da completare entro il settembre 2017.

Il secondo round di negoziati è iniziato il 13 aprile scorso e si sarebbe dovuto completare il prossimo 22 aprile. Oggi è previsto l’incontro fra l’inviato speciale Onu per la Siria Staffan de Mistura e i rappresentanti governativi. 

Alla vigilia del faccia a faccia i delegati del governo siriano si sono detti pronti a discutere della formazione di un nuovo governo di unità nazionale, pur ribadendo il fatto che il destino del presidente Bashar al Assad resta fuori da ogni discussione. Bashar al-Jafaari, a capo della delegazione di Damasco, ha affermato che “un più ampio governo di unità è l’unico argomento di discussione”, mentre il futuro di Assad “non rientra nelle nostre prerogative”. 

Analisti ed esperti ritengono ormai senza sbocchi l’attuale fase dei negoziati, che non sembra in grado di fornire ulteriori progressi. Secondo quanto afferma Karim Bitar, esperto di relazioni internazionali e strategiche all’Iris, “l’opposizione è giunta alla conclusione che i negoziati non sono altro che una cortina di fumo che ha permesso al regime di consolidare il suo potere”. 

Intanto si muovono la diplomazia internazionale e le potenze mondiali per salvare la fragile tregua e il cammino di pace. Sergei Lavrov, ministro russo degli Esteri, ha stigmatizzato il comportamento “capriccioso” delle opposizioni, aggiungendo che i negoziati “non sono congelati” a dispetto della partenza dei vertici Hnc. In una nota i capi della diplomazia statunitense aggiungono che i negoziati di pace non sono morti e ricordano che, grazie al cessate il fuoco, si è registrato un calo del 70% delle violenze rispetto al passato.

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