Conflitto con Baku: liberati 15 prigionieri armeni. L’aiuto di Tbilisi
In cambio gli azeri hanno ottenuto le carte dei campi minati nella provincia di Agdam. In Azerbaijan rimangono almeno altri 200 soldati di Erevan. Con la sponda di Usa, Unione europea e Turchia, i georgiani si offrono come mediatori nei conflitti del Caucaso.
Mosca (AsiaNews) – Il premier facente funzioni dell’Armenia Nikol Pašinyan ha annunciato ieri che “15 nostri fratelli tornano a casa”, dopo la detenzione in Azerbaijan seguita al conflitto in Nagorno Karabakh. Con la mediazione della Georgia, gli azeri hanno deciso di liberare gli ostaggi: in cambio hanno ottenuto le carte dei campi minati nella provincia di Agdam. Il primo ministro georgiano Iraklij Garibašvili avrebbe avuto un ruolo di primo piano nel chiudere l’accordo.
Gli Stati Uniti avrebbero ispirato l’intervento della Georgia, proprio nei giorni della visita del presidente Joe Biden in Europa, e alla vigilia del suo incontro con Vladimir Putin; figura chiave nella vicenda è Philip Reeker, vice segretario di Stato Usa per le questioni europee ed eurasiatiche. I giochi nel Caucaso fanno quindi da sponda agli equilibri internazionali, in una fase molto rovente per le imminenti elezioni a Tbilisi e a Erevan.
Secondo attivisti per i diritti umani, in Azerbaijan rimangono almeno altri 200 prigionieri armeni. Si spera che il successo di questi giorni non rimanga un evento isolato. La restituzione ha avuto luogo la sera del 12 giugno, e il governo armeno ha consegnato le carte di dislocazione di 97mila mine anti-carro e anti-uomo.
Secondo quanto raccontato dallo stesso Garibašvili, “la trattativa era iniziata un mese fa, dopo alcune telefonate con il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliev e Pašinyan. Penso che sia una occasione senza precedenti per la Georgia, che può mediare fra i partner strategici del Caucaso meridionale”. Per raggiungere la stabilità nella regione, Garibašvili ha promesso altri sforzi da parte del suo Paese.
Secondo il politologo Gelja Vasadze del Centro di analisi strategiche di Tbilisi, sullo sfondo di queste trattative non va sottovalutato il ruolo della Turchia: “Garibašvili ha visitato anche Ankara, non solo Baku e Erevan. Come ha comunicato il ministro degli Esteri georgiano David Zalkaliani, dopo un recente colloquio con Erdogan la Georgia ha assunto un ruolo più attivo nella soluzione dei conflitti caucasici”. In questo caso i turchi avrebbero agito in sintonia con Usa e Unione Europea.
I prigionieri restituiti non avevano ricevuto condanne da parte azera, ma erano rimasti nelle mani del nemico dopo le fasi più accese del conflitto in Nagorno Karabakh. La crisi tra Armenia e Azerbaijan rimane piuttosto acuta sui confini meridionali dei due Paesi, e l’esito finale è ancora molto incerto. La Georgia potrà continuare a giocare un ruolo da protagonista, anche a seconda degli interessi dei candidati e dei gruppi politici in lizza alle prossime elezioni, con il sostegno delle grandi potenze.
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