Confini e trasporto merci: i frutti (economici) di Narendra Modi in Bangladesh
Dhaka (AsiaNews) – Una soluzione definitiva sulle terre contese e il lancio di un nuovo servizio di trasporto merci via cabotaggio: è questo il fulcro dei 22 accordi e memorandum d’intesa firmati dal Primo ministro dell’India Narendra Modi durante la sua visita in Bangladesh. In appena due giorni (6-7 giugno scorsi), l’inquilino di Delhi e la premier bengalese Sheikh Hasina hanno aperto una nuova fase delle relazioni bilaterali, che prevedono una più ampia collaborazione nel settore energetico (incluso lo sviluppo di energia nucleare a scopo civile), nella lotta al terrorismo e nei collegamenti.
Preceduta da un emendamento approvato il 7 maggio scorso dal Parlamento indiano, la ratifica del Land Boundary Agreement (Accordo sulla terra di confine) è stato il momento più importante dei colloqui, soprattutto dal punto di vista storico. L’intesa permette alle due nazioni di acquisire le enclavi nei propri confini e conferisce agli abitanti di questi insediamenti il diritto di tornare nel Paese d’origine, o di restare e diventare cittadini dello Stato in cui vivono ormai da anni.
Tuttavia, gli analisti sottolineano la grande importanza dell’accordo sul trasporto merci via cabotaggio [senza allontanarsi dalla costa, ndr] tra Bangladesh e India. Un settore che offre moltissime possibilità non solo per rilanciare il commercio bilaterale e la cooperazione economica tra New Delhi e Dhaka, ma anche per migliorare i rapporti con Bhutan e Nepal.
India e Bangladesh infatti condividono il Golfo del Bengala, il golfo più grande del mondo e parte nordorientale dell’Oceano indiano. Trovandosi fra i due grandi blocchi Saarc (South Asian Association for Regional Cooperation) e Asean (Association of Southeast Asian Nations), esso ha una grande importanza economica e rappresenta per Delhi una naturale estensione della sua sfera di influenza nella regione.
Non è stata raggiunta alcune soluzione definitiva riguardo la gestione dei fiumi, in particolare sull’uso delle acque del Teesta, altro tema “caldo” degli ultimi anni. Hasina ha chiesto a Modi di raggiungere un accordo immediato in linea con quello ad interim firmato nel settembre 2011. Il premier indiano ha detto che la questione va risolta “con un approccio umano”, perché l’acqua non può essere usata “per ragioni politiche”.
Non molto amato in Bangladesh perché considerato “anti-musulmano”, Modi è stato accolto nel Paese con un “caldo benvenuto”, come riportano i media locali. Il premier indiano ha lodato il progresso socio-economico di Dhaka e ha sottolineato che sia lui che Hasina lavorano per un unico obiettivo: “Sviluppo, sviluppo, sviluppo”.
In un’intervista all’agenzia di stampa Press Trust of India (Pti) Rana Dasgupta, segretario generale del Bangladesh Hindu Buddhist Christian Unity Council, ha dichiarato che “la comunità indù del Bangladesh afferma di vivere ‘nella paura costante di essere perseguitata’ dai fondamentalisti religiosi. Per questo vuole chiedere al Primo ministro indiano di mandare un messaggio forte alle forze radicali”.
Rispondendo a tale dichiarazione, Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), afferma ad AsiaNews: “Gli indù di altri Paesi che fuggono dall’estremismo religioso sono stati accolti dal Primo ministro Modi. Se da una parte lodiamo questo gesto, secondo noi il premier dovrebbe applicare la stessa forma di giustizia ai cristiani perseguitati in India e nei Paesi vicini”.
Durante la sua campagna elettorale (2014), nel suo manifesto il Bharatiya Janata Party (Bjp) di Modi aveva dichiarato l’India come “la casa naturale per gli indù perseguitati”. Lo scorso febbraio lo stesso premier, durante un comizio elettorale per le elezioni in Assam, ha fatto una chiara distinzione tra rifugiati indù e musulmani dal Bangladesh, dichiarandosi “pronto” ad accogliere i primi.
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)