Condannato l’igumeno Sergij, il ribelle degli Urali
Tre anni e mezzo di prigione per il leader spirituale dei negazionisti, anti-Covid e no-vax russi. Accusato di istigare i propri “discepoli” al suicidio. Per i suoi sostenitori, la condanna è un attacco alla libertà personale. Patriarca Kirill: "Abbiamo vaccino contro queste buffonate”.
Mosca (AsiaNews) – Il tribunale del quartiere Izmailovo di Mosca ha condannato a tre anni e mezzo di reclusione l’ex “skhiigumen” (arci-abate) Sergij, al secolo Nikolaj Romanov, già superiore del monastero femminile di Sredneuralsk nei pressi di Ekaterinburg, la più grande città dei monti Urali. I giudici hanno riconosciuto il monaco – ormai ridotto allo stato laicale – colpevole di istigazione al suicidio, abuso di potere e ostacolo alle celebrazioni liturgiche ortodosse.
Un anno fa le autorità avevano arrestato Sergij dopo un’azione di evacuazione forzata del monastero, dove lo “starets” (guida religiosa) dei negazionisti anti-Covid, no-vax e renitenti a ogni direttiva ecclesiastica o civile si era rinchiuso con le monache a lui fedeli e un centinaio di seguaci irriducibili. Davanti al tribunale, sotto i fiocchi di neve e il gelido vento dell’inverno moscovita, un gruppo di discepoli di Sergij ha atteso la sentenza esponendo icone, crocifissi e rosari insieme ai cartelli con l’immagine del santone, improvvisando una veglia di preghiera “per la salvezza della Russia”.
La più nota figlia spirituale dell’igumeno, la deputata ed ex procuratrice della Crimea Natalia Poklonskaja, non ha potuto partecipare alla veglia di protesta essendo stata inviata a Capo Verde come ambasciatrice. Il trasferimento è una misura per fermare la pubblicità che la politica regalava al leader degli ortodossi più estremisti. A guidare i manifestanti vi era un’altra attivista molto nota, Elena Rokhlina, figlia del mitico generale Lev Rokhlin, eroe di tante guerre sovietiche e russe, ucciso nel 1988 in circostanze misteriose.
Commentando la sentenza su RusNews, Rokhlina ha dichiarato che “è ridicolo considerare delle omelie come istigazione al suicidio, la verità è che con i vaccini e i Qr-Code [Green Pass] vogliono chiuderci tutti in un grande lager; peccato che i liberali stiano tutti zitti, dovrebbe essere il loro tema, la libertà di parola e di opinione”.
La seduta in tribunale non è stata trasmessa né raccontata dai giornalisti, ai quali è stato negato l’accesso per precauzione sanitaria, essendo la Russia ancora in piena pandemia di Covid-19. Lo stesso Sergij aveva incitato alla rivolta contro la “chippizzazione” (l’inserimento dei microchip con il vaccino) imposta dal “potere dei senza Dio, secolare ed ecclesiastico, che vuole chiudere le chiese per la pseudo-pandemia”.
Il patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev) ha anticipato la sentenza del tribunale il mese scorso, rivolgendosi all’ex igumeno affermando che “l’importante è che la nostra Chiesa possiede un vaccino contro tutte queste buffonate, contro queste distorsioni della vita ecclesiale… abbiamo superato gli scismi e le divisioni, siamo uniti e saldi nella fede”. Il patriarca ha ricordato che “questo genere di persone ogni tanto appare all’orizzonte, possedute da manie di grandezza, con slogan roboanti che esaltano il proprio carisma presso gli animi deboli, per proporre esperienze che inevitabilmente scivolano in forme di totalitarismo”.
In tribunale è stata ascoltata come testimone una delle monache devote di Sergij, Elena Žukova, che aveva assunto il nome di Sergina e ha cercato di difendere il proprio direttore spirituale: “Il padre non incitava a fare nulla di estremo, erano solo conversazioni con i suoi discepoli… egli si donava totalmente ai suoi, con grandi energie spirituali e senza mai risparmiarsi. Ci incitava ad accogliere i pellegrini e gli ammalati anche gravissimi, che spesso se ne andavano guariti, o almeno rincuorati spiritualmente”.
Alla sentenza l’ex igumeno ha reagito con le parole riportate da alcuni testimoni: “Dono la mia vita per voi, e per tutta la Russia”.
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