Concluso nel sangue l'assedio del Caffè Lindt a Sydney
Sydney (AsiaNews/Agenzie) - Il Caffè Lindt, nel cuore della città a Martin Place, è divenuto oggi un luogo di pellegrinaggio: la gente porta fiori per ricordare a morte di due ostaggi, uccisi durante il blitz delle squadre speciali che stanotte hanno messo fine all'assedio del caffè, dopo oltre 16 ore. Nel blitz è stato ucciso anche l'attentatore.
La polizia ha aperto un'inchiesta sulla morte di Tori Johnson, 34 anni, manager del caffè, e di Katrina Dawson, 38, probabilmente una cliente trovatasi lì al momento del sequestro. Si indaga anche sui motivi che lo hanno spinto all'attacco.
L'autore del sequestro era Man Haron Monis (v. foto), un rifugiato iraniano con passato criminale ed estremista. Monis, 50 anni, si definiva un mullah, un musulmano sciita che si era convertito al sunnismo. Aveva subito condanne per alcune lettere offensive inviate a famiglie di soldati australiani che avevano combattuto in Afghanistan.
Alla polizia era conosciuto perché accusato di aver collaborato all'uccisione della sua ex moglie ed era stato condannato per 40 accuse di violenze, anche sessuali.
Secondo il premier Tony Abbot, Monis era "infatuato di estremismo" ed era instabile dal punto di vista mentale. Egli ha cercato di "mettere sotto il manto dell'Isis le sue azioni". E' stata proprio una richiesta di Monis quella di esporre un drappo dello Stato islamico sulle finestre del caffè.
Il Consiglio nazionale degli imam in Australia hanno condannato in modo "inequivocabile l'atto criminale" di Monis.
L'Australia, alleata degli Usa nella lotta contro lo Stato islamico in Siria e Iraq, è in stato di allerta per possibili attacchi di giovani australiani militanti che, dopo aver combattuto per al Qaeda o per l'Isis in Siria e Iraq, ritornano nel Paese.