Con l’intervista ad ABC, Assad non convince e perde consensi in patria
di JPG
L’intervista integrale (e con traduzione in arabo) sarà trasmessa dalla tivu siriana solo oggi, ma ieri erano già piovute critiche dal ministro degli esteri. Assad nega le cifre dell’Onu sul massacro; nega che l’esercito siriano sia sotto il suo comando; nega che la maggioranza dei morti siano dell’opposizione. Alle elezioni municipali del 12 dicembre forse crescerà l’astensione.
Damasco (AsiaNews) – "Questo è un teatro nel quale siamo condannati ad essere meri spettatori", ci ha detto un avvocato siriano che si considera "apolitico", cioè non schierato né con il regime, né con l'opposizione. E si riferiva in particolare all'intervista del presidente Bashar Al-Assad messa in onda ieri mattina (per noi in Medio Oriente) dalla catena americana ABC News.
Per lunedì prossimo, 12 dicembre, il nostro avvocato non vuole recarsi al suo villaggio, nei dintorni della capitale, per le elezioni municipali. Le elezioni - le prime dopo l’inizio delle manifestazioni del 15 marzo - sono state decise dal regime, malgrado la timida richiesta dell'Assemblea del Popolo (parlamento unicamerale) per un loro rinvio.
L'intervista al presidente è pure vittima della solita politica di contro-informazione del regime. Nel primo pomeriggio di ieri, il portavoce del ministero degli Esteri, dott. Jihad Maqdissi, in una conferenza stampa ha criticato il suo collega del Dipartimento di Stato di Washington, Mark Toner, dicendo che il suo commento alle dichiarazioni del presidente Al-Assad era "non esatto, non professionale ed anormale". Ma, con l’eccezione di un paio di frasi, il telespettatore siriano non sapeva nulla del contenuto di quelle dichiarazioni. Soltanto in serata (alle 21.30 in lingua inglese ed un’ora più tardi in arabo), si è venuti a conoscere qualcosa in un breve riassunto della Sana, l’'agenzia stampa statale. Ancora più tardi, da fonti dello stesso ministero, si è saputo che una traduzione dell'intervista (integrale e in arabo) sarà messa in onda quest’oggi, forse durante il telegiornale delle 14.30.
Nonostante ciò, molti siriani, specialmente fra i giovani che capiscono l'inglese, hanno potuto vedere e sentire le dichiarazioni di Assad nella versione originale su internet. E, forse per prima volta, gli "apolitici" sono rimasti non convinti. Non capiscono se certe affermazioni del presidente sono prova della sua ignoranza sui fatti, perché non riescono ancora a capacitarsi che il capo dello Stato possa essere un bugiardo.
Assad ha dichiarato all’ABC che la maggior parte dei morti nelle manifestazioni erano suoi sostenitori e non dell’opposizione. Ma tutti sanno che non è vero.
Gli “apolitici” non capiscono come il presidente possa dire che l'esercito non è "suo", quando, secondo la vigente costituzione, il capo dello Stato è "comandante supremo dell'esercito e delle forze armate".
Ancora, gli “apolitici” sono rimasti stupiti da quella frase di Al-Assad: "Nessun governo del mondo ammazza il suo popolo, tranne che sia diretto da un pazzo". Non capiscono come il presidente possa dire che le cifre dei morti pubblicate dall'ONU sono "non credibili".
Il 12 dicembre prossimo, nelle elezioni locali che sono oggetto di una campagna molto discreta, avrà molto significato la percentuale di partecipazione e di astensioni, segno della disaffezione o del sostegno della gente al regime. Naturalmente, se i risultati non sono truccati.
Per lunedì prossimo, 12 dicembre, il nostro avvocato non vuole recarsi al suo villaggio, nei dintorni della capitale, per le elezioni municipali. Le elezioni - le prime dopo l’inizio delle manifestazioni del 15 marzo - sono state decise dal regime, malgrado la timida richiesta dell'Assemblea del Popolo (parlamento unicamerale) per un loro rinvio.
L'intervista al presidente è pure vittima della solita politica di contro-informazione del regime. Nel primo pomeriggio di ieri, il portavoce del ministero degli Esteri, dott. Jihad Maqdissi, in una conferenza stampa ha criticato il suo collega del Dipartimento di Stato di Washington, Mark Toner, dicendo che il suo commento alle dichiarazioni del presidente Al-Assad era "non esatto, non professionale ed anormale". Ma, con l’eccezione di un paio di frasi, il telespettatore siriano non sapeva nulla del contenuto di quelle dichiarazioni. Soltanto in serata (alle 21.30 in lingua inglese ed un’ora più tardi in arabo), si è venuti a conoscere qualcosa in un breve riassunto della Sana, l’'agenzia stampa statale. Ancora più tardi, da fonti dello stesso ministero, si è saputo che una traduzione dell'intervista (integrale e in arabo) sarà messa in onda quest’oggi, forse durante il telegiornale delle 14.30.
Nonostante ciò, molti siriani, specialmente fra i giovani che capiscono l'inglese, hanno potuto vedere e sentire le dichiarazioni di Assad nella versione originale su internet. E, forse per prima volta, gli "apolitici" sono rimasti non convinti. Non capiscono se certe affermazioni del presidente sono prova della sua ignoranza sui fatti, perché non riescono ancora a capacitarsi che il capo dello Stato possa essere un bugiardo.
Assad ha dichiarato all’ABC che la maggior parte dei morti nelle manifestazioni erano suoi sostenitori e non dell’opposizione. Ma tutti sanno che non è vero.
Gli “apolitici” non capiscono come il presidente possa dire che l'esercito non è "suo", quando, secondo la vigente costituzione, il capo dello Stato è "comandante supremo dell'esercito e delle forze armate".
Ancora, gli “apolitici” sono rimasti stupiti da quella frase di Al-Assad: "Nessun governo del mondo ammazza il suo popolo, tranne che sia diretto da un pazzo". Non capiscono come il presidente possa dire che le cifre dei morti pubblicate dall'ONU sono "non credibili".
Il 12 dicembre prossimo, nelle elezioni locali che sono oggetto di una campagna molto discreta, avrà molto significato la percentuale di partecipazione e di astensioni, segno della disaffezione o del sostegno della gente al regime. Naturalmente, se i risultati non sono truccati.
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